martedì 18 agosto 2015

Evaso a Rebibbia, arrestato a Milano

Marocchino preso dopo una breve fuga

Evaso a Rebibbia, arrestato a Milano

E' stato arrestato a Milano il 20enne marocchino evaso domenica dal carcere romano di Rebibbia dopo essere stato trasferito per accertamenti all'ospedale "Sandro Pertini". Lo conferma il segretario dell'Osapp, Leo Beneduci. Il ragazzo, trasferito a Roma dopo aver aggredito un agente nel carcere di Viterbo, aveva lamentato un dolore alla spalla, ma si era dato alla fuga durante la visita in ospedale.


cronache criminali

Roma, forza posti di blocco: preso

Centauro in manette dopo inseguimento

Roma, forza posti di blocco: preso

Un 25enne romano è stato arrestato con l'accusa di resistenza a pubblico ufficiale e lesioni dopo che, con la sua moto, ha forzato ben quattro posti di blocco dei carabinieri, rischiando anche d'investire alcuni bambini sui passeggini. Il giovane, a bordo della sua motocicletta, sotto sequestro e senza assicurazione, è stato bloccato dopo un lungo inseguimento. Due carabinieri sono rimasti contusi.


cronache criminali

Rimini, 20enne violentata in spiaggia

La giovane era alla ricerca del suo gruppo di amici dopo una nottata di festa quando si è imbattuta nell'uomo che l'ha aggredita

Rimini, 20enne violentata in spiaggia

Una 20enne milanese è stata violentata all'alba di domenica 16 agosto mentre si trovava in spiaggia a Rimini. L'identikit dell'aggressore fornito dalla polizia parla di un ragazzo di colore, alto e con le treccine. La donna era alla ricerca del suo gruppo di amici dopo una nottata di festa quando si è imbattuta nell'uomo, che l'ha aggredita dopo averla trascinata tra le cabine per poi fuggire all'arrivo di alcuni passanti.

La turista è stata portata in ospedale dove gli esami eseguiti hanno confermato la violenza.

Nella stessa notte un altro episodio simile sempre a Rimini - Sempre nella notte tra Ferragosto e domenica si è verificato un altro episodio simile, sulla battigia all'altezza del bagno 63 di Rimini dove si stava svolgendo una festa, ma l'aggressore in questo caso è stato bloccato prima che la violenza fosse compiuta. 

Secondo quanto ricostruito, una 24enne riminese, giunta in riva al mare intorno all'1.30, era stata afferrata per le spalle da un uomo che poi l'aveva buttata a terra e aveva cercato di tenerla bloccata per i polsi. La ragazza è riuscita a divincolarsi e scappare per chiedere aiuto. Sul posto è intervenuta una volante della polizia che, in base agli elementi forniti dalla 24enne, è riuscita a rintracciare e fermare il responsabile in quanto si trovava ancora in zona.


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Coppia acido, Martina Levato: Sono disperata, mi hanno distrutto

Sarebbero queste le parole della giovane, accusata con l'ex fidanzato delle aggressioni con l'acido, dopo la decisione della Procura di allontanare il figlio nato alcuni giorni fa

Coppia acido, Martina Levato: Sono disperata, mi hanno distrutto

"Sono disperata, mi hanno distrutto". Così, secondo quanto riferisce uno dei suoi legali, l'avvocato Stefano De Cesare, Martina Levato ha commentato l'allontanamento del figlio partorito nei giorni scorsi. La Procura ha preso la decisione, in attesa del pronunciamento del Tribunale dei minori, dopo la condanna della donna a 14 anni per aver aggredito con l'acido l'ex fidanzato.

Il legale De Cesare, che assiste la ragazza, anche sotto processo per altre aggressioni, assieme all'avvocato Daniele Barelli, ha raccontato che ha avuto modo di vedere la giovane che è ancora alla clinica Mangiagalli di Milano e l'ha trovata "provata e distrutta". Secondo il legale, la ragazza era "sedata" quando è stata separata dal picciolo appena partorito su disposizione della Procura per i minori che ha anche avviato l'iter per l'adottabilità.

Martina riconosce il figlio Achille - Intanto Martina Levato ha riconosciuto formalmente il figlio, dandogli il nome di Achille. A breve anche l'amante Alexander Boettcher dovrebbe riconoscerlo. Fissata per martedì la camera di consiglio per la decisione del tribunale per i minorenni dopo l'avvio dell'iter sull'adottabilità da parte della Procura.

Pm in visita al bambino della Levato: "Atto umano di solidarietà per il bambino" - "Il mio è stato un atto umano di solidarietà verso il bambino, che peraltro è bellissimo". Così il pm di Milano Marcello Musso, titolare dei procedimenti sulle aggressioni con l'acido, ha spiegato ai cronisti la sua visita al figlio di Martina Levato alla clinica Mangiagalli.

Il pm aveva chiesto e ottenuto dal gip che dopo il parto la Levato venisse trasferita assieme al bimbo all'Icam, l'istituto per detenute madri con figli. La Procura dei minori però nel frattempo ha avviato l'iter per l'adottabilità su cui dovranno esprimersi i giudici.

Pm Fiorillo: "Situazione peggiore con allontanamento successivo" - Dopo le polemiche scaturite dalla sua decisione di separare il bimbo dalla madre e avviare l'iter per l'adottabilità, il pm minorile Annamaria Fiorillo ha voluto precisare: "Qualunque scelta fa male in un caso come questo, ma la situazione sarebbe stata peggiore nel caso di un allontanamento successivo del bimbo dopo l'incontro con la madre su decisione del tribunale". Per il pm la sua è stata una decisione "di prassi e cautelativa" nell'interesse in primo luogo del minore.


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Agguato di Brescia, la Procura: i due arrestati hanno confessato l'omicidio

Due ore di appostamenti fuori dalla pizzeria dei coniugi da parte dei killer. Uno dei due parlò in tv poche ore dopo aver commesso il delitto

Agguato di Brescia, la Procura: i due arrestati hanno confessato l'omicidio

"Abbiamo raccolto la confessione piena di chi ha commesso il duplice omicidio. Gli autori sono gli stessi dell'agguato di un mese fa ai danni del dipendente dei Seramondi". Lo ha detto il procuratore capo di Brescia Tommaso Buonanno nel corso della conferenza stampa sull'arresto di un indiano e di un pakistano per l'agguato dell'11 agosto.

Due ore di appostamenti - I presunti killer avrebbero atteso due ore nei dintorni del locale dei coniugi prima di agire. Secondo quanto detto in conferenza stampa, l'indiano e il pakistano sarebbero arrivati nei pressi della pizzeria dei Seramondi alle 8,20 della mattina dell'11 agosto e si sarebbero nascosti in un edificio in disuso, prima di entrare nell'esercizio dei coniugi e fare fuoco.

"Fondamentali per individuare gli autori - ha spiegato ancora Buonanno - sono state le videoregistrazioni effettuate all'interno e all'esterno del locale dove è avvenuto il duplice omicidio". Il procuratore ha poi spiegato che "gli autori stavano tentando di distruggere il motorino usato per la spietata esecuzione dell'omicidio".

Killer andò in tv poche ore dopo il delitto - Dalla conferenza stampa è inoltre emerso che il pakistano Muhammad Adnan, colui che avrebbe esploso i quattro colpi di pistola per uccidere i coniugi Seramondi a Brescia, è tornato nel suo locale dopo l'omicidio, rilasciando anche dichiarazioni alle tv che erano presenti. Ai microfoni di Mediaset, poche ore dopo il delitto, parlò del proprio disagio a lavorare in una zona così pericolosa 

Il fermo domenica pomeriggio - I due presunti killer sono stati fermati nel primo pomeriggio di domenica. Secondo il procuratore, i due sarebbero anche i responsabili dell'agguato a un dipendente del locale dei Seramondi, un pizzaiolo albanese di 42 anni, rimasto ferito circa un mese fa quando venne raggiunto da alcuni colpi di pistola esplosi da un'auto mentre, alle 5 del mattino, al volante della sua vettura stava andando a lavorare proprio "da Frank".


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lunedì 17 agosto 2015

Rebibbia, evaso detenuto 20enne

Roma, fuggito durante visita in ospedale

Rebibbia, evaso detenuto 20enne

Un marocchino di 20 anni detenuto per una sentenza definitiva nel carcere romano di Rebibbia è evaso sabato dopo essere stato trasferito per accertamenti all'ospedale Sandro Pertini. Ne dà notizia il segretario dell'Osapp, Leo Beneduci. Il giovane, trasferito solo due giorni fa a Roma dal carcere di Viterbo per aver aggredito un agente penitenziario, aveva lamentato un dolore alla spalla. Durante la visita in ospedale si è dato alla fuga.


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Genova, maxi furto di cosmetici

Refurtiva vale un milione di euro

Genova, maxi furto di cosmetici

Maxi furto da circa un milione di euro in un magazzino di prodotti cosmetici sulle alture di Sampierdarena a Genova. A denunciare l'episodio il proprietario del deposito, che ha raccontato alla polizia di aver chiuso i locali la sera del 14 agosto e di essersi accorto solo il 16 che il locale era stato svuotato.


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Coppia dell'acido, il pm chiede l'adottabilità del figlio di Martina

Depositato il ricorso al Tribunale dei minori. Il bambino, nato nella notte tra venerdì e sabato, era stato subito allontanato dalla madre

Coppia dell'acido, il pm chiede l'adottabilità del figlio di Martina

Sarà depositato al Tribunale dei minori un ricorso per l'adottabilità del bambino avuto da Martina Levato, la giovane donna condannata a 14 anni per le aggressioni all'acido. Il ricorso, presentato dal pm di turno dei minori Annamaria Fiorillo, comporterà l'apertura di un fascicolo da parte dei giudici e la fissazione di un'udienza. Il bambino, nato nella notte tra venerdì e sabato, per ordine del tribunale era stato subito allontanato dalla madre.

Le indicazioni del pm che ha temporaneamente allontanato il bambino avuto da Martina Levato dalla madre, servono a far sì che i giudici minorili "prendano le loro decisioni nell'assenza di condizionamenti derivanti da aspettative" da parte delle persone coinvolte. Lo spiega lo stesso magistrato il quale sottolinea anche come queste indicazioni "di prassi" siano state "prese d'urgenza" per "cristallizzare" la situazione in quanto il piccolo è nato il 15 di agosto.

"Se fosse nato un giorno prima o due giorni dopo (con gli uffici giudiziari in funzione) tutto sarebbe stato meno gravoso", ha osservato il magistrato, perché i giudici "avrebbero potuto esaminare la situazione in modo tempestivo". Ad occuparsene, inoltre, sarebbe stato il pm dei minori già titolare del fascicolo e non invece quello di turno che ha dovuto adottare provvedimenti "d'urgenza". Il pm ha precisato che, nelle indicazioni fornite, "non si parlava della presenza o meno dei nonni" al momento del parto.


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Coniugi uccisi a Brescia, trovato un tesoro di contanti in casa

Domenica l'arresto dei due presunti killer. Ma gli investigatori non si spiegano il ritrovamento di diverse migliaia di euro in contanti. Proseguono le indagini

Coniugi uccisi a Brescia, trovato un "tesoro" di contanti in casa

Diverse centinaia di migliaia di euro. Un giallo nel giallo. Dopo l'arresto di due stranieri, un pachistano e un indiano Sikh, considerati gli esecutori del duplice omicidio di Francesco Seramondi e della moglie Giovanna Ferrari, si infittisce ancor più il mistero sul movente. Nella casa delle due vittime, infatti, secondo quanto anticipato dall'inviato di News Mediaset Enrico Fedocci, gli uomini della Squadra Mobile hanno trovato un vero e proprio tesoro. Denaro in contante di cui ora si sta cercando di capire la provenienza che, al momento, non è stata chiarita. Nemmeno dal figlio e dai parenti delle vittime. Denaro di cui non si trova traccia su libri contabili o nei conti bancari intestati alle società riconducibili alla coppia uccisa. Per questo la Polizia di Stato ha chiesto la collaborazione degli esperti della Guardia di Finanza. "Una cifra spropositata - rivela una fonte confidenziale - che non sarebbe compatibile neanche con la consuetudine di alcuni imprenditori di conservare denaro frutto di commercio in nero".
A questo proposito il procuratore generale Pierluigi Maria Dall'Osso ha commentato ai nostri microfoni il ritrovamento dell'ingente somma di denaro: "Dei soldi ne riparleremo e cercheremo di capire da dove provengano".

Così, una volta arrestati i due presunti assassini, dopo aver recuperato l'arma del delitto, un fucile a canne mozze, si lavora per cercare di ricostruire il contesto in cui potrebbe essere maturato l'agguato sanguinario, eseguito per punire i due. Una punizione senza appello: la morte. I due uomini arrestati sarebbero concorrenti delle vittime finiti sul lastrico per l'investimento in una attività in precedenza di proprietà di Francesco Seramondi. Si tratta del locale distante pochi metri dal luogo del delitto, il "Dolce Salato".

Anche l'agguato al dipendente albanese avvenuto un mese e mezzo fa sarebbe stato messo in atto dai due arrestati. Ai due presunti assassini gli agenti sono arrivati dopo avere "catturato" la targa del motorino a bordo del quale i sicari hanno agito attraverso le telecamere della zona. L'arma del delitto era stata buttata in un campo. Pare che i due dovessero altri soldi a Seramondi e che la loro attività fosse fallita dopo una ordinanza del Comune che costringeva il "Dolce e Salato" a chiudere entro le 22 di ogni sera, consentendo invece alla pizzeria da Frank di restare aperta tutta la notte, rendendo il locale un punto di riferimento per giovani e nottambuli. Le indagini, dopo la svolta di domenica pomeriggio, proseguono.


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mercoledì 12 agosto 2015

Sparatoria a Brescia, moglie e marito davanti alla loro pizzeria d'asporto

Giovanna Ferrari è morta sul colpo, Francesco Seramondi in ospedale. In passato avevano denunciato lo spaccio di droga all'esterno del locale

Sparatoria a Brescia, moglie e marito davanti alla loro pizzeria d'asporto

Francesco Seramondi, 65 anni, e la moglie Giovanna Ferrari, 63, sono stati uccisi in una sparatoria avvenuta a Brescia davanti al loro locale, la pizzeria da asporto Da Frank. I killer, probabilmente due, avrebbero sparato da un motorino, facendo poi perdere le proprie tracce. Si fa largo l'ipotesi di un regolamento di conti. Gli inquirenti stanno ricostruendo la vita delle due vittime per trovare il movente del duplice omicidio.

I coniugi Seramondi, in passato, avevano denunciato lo spaccio di droga all'esterno della loro pizzeria. Il fatto non sarebbe però strettamente collegato alla loro uccisione. 

L'agguato è avvenuto poco dopo le dieci di martedì mattina davanti al locale gestito dalla coppia nella zona della Mandolossa. Pare che le due vittime fossero alle prese con problemi economici.

Il precedente - Circa due mesi fa un dipendente delle vittime, un 43enne di origine albanese incensurato, era rimasto ferito nel corso di un altro agguato mentre era a bordo della sua auto e stava andando proprio al locale. Ignoti spararono da un'auto in corsa. Non si esclude un collegamento tra i due episodi: i responsabili di quell'agguato non sono mai stati identificati e non è escluso che si possa trattare delle stesse persone.


cronache criminali

Torino, morto durante Tso, l'autopsia rivela: collo stretto per troppo tempo

Torino, potrebbe essere questa una delle concause del decesso di Andrea Soldi, il 45enne affetto da schizofrenia e morto dopo essere stato caricato a forza in un'ambulanza

Torino, morto durante Tso, l'autopsia rivela: collo stretto per troppo tempo

Una "manovra coercitiva" esercitata per un tempo eccessivo. Potrebbe essere una delle concause del decesso di Andrea Soldi, il 45enne torinese affetto da schizofrenia e morto dopo essere stato caricato a forza in un'ambulanza per un Tso. Lo rivela l'autopsia disposta dal pm Guariniello. Per immobilizzarlo, gli era stato stretto il collo. Inoltre risulta che la manovra per rianimarlo in ambulanza era impossibile perché l'uomo era ammanettato e prono.

L'ipotesi formulata dal medico legale Valter Declame è quella di una morte per "shock da compressione latero-laterale al collo". A sostenerla, secondo quanto si apprende, c'è un ematoma sottocutaneo scoperto nel corso dell'autopsia.

La manovra con stretta eseguita dagli agenti della polizia municipale intervenuti sul posto deve avere una durata massima, è l'opinione dell'esperto, di una quindicina di secondi. Diversamente, provoca una riduzione dell'afflusso di sangue al cervello con perdita del respiro, del controllo urinario e della coscienza.


cronache criminali

martedì 11 agosto 2015

Brindisi, quattro ragazzine in coma etilico dopo una festa in spiaggia

Dopo il ricovero tre sono state dimesse mentre una è stata trasferita all'ospedale Perrino per intossicazione da alcol. Hanno dai 14 ai 16 anni

Brindisi, quattro ragazzine in coma etilico dopo una festa in spiaggia

Quattro ragazzine dai 14 ai 16 anni sono state soccorse su una spiaggia di Specchiolla e ricoverate in ospedale per sospetto coma etilico. Una delle quattro è stata poi trasferita nell'ospedale Perrino di Brindisi per intossicazione da alcol. Le altre dimesse dopo essere state sottoposte ad adeguati trattamenti. Le ragazze si sono sentite male in spiaggia e gli amici hanno quindi chiamato i soccorsi.

Il caso è stato segnalato alla Procura dei minori di Lecce che accerterà se, oltre ad aver assunto alcol, le ragazzine risultino positive anche ad altri tipi di sostanze.


cronache criminali

Nuoro, investe disabile uccidendolo e poi scappa: arrestato il pirata

La vittima, 52 anni, travolta e scagliata tra i cespugli, è morta sul colpo

Nuoro, investe disabile uccidendolo e poi scappa: arrestato il pirata

E' stato arrestato il pirata della strada che ha investito e ucciso Gianni Orani, 52 anni, un disabile di Nuoro. Dopo la disgrazia, il conducente dell'utilitaria si è fermato, si sarebbe anche avvicinato al cespuglio dov'era finito il corpo con l'intenzione di prestare soccorso ma poi, forse in preda al panico, è fuggito. Intorno a mezzanotte, ormai braccato dai carabinieri, ha deciso di presentarsi spontaneamente in caserma.

Il pirata della strada si chiama Francesco Serra, 49 anni, di origini sarde ma residente in provincia di Avellino. L'uomo, ora agli arresti domiciliari, dovrà rispondere di omicidio colposo, guida in stato di ebbrezza e omissione di soccorso

A recuperare il corpo senza vita di Gianni Orani dentro un cespuglio sotto il ponticello sulla vecchia strada 125 Orientale sarda è stato un giovane di Orgosolo che è passato pochi istanti dopo l’investimento e ha notato sulla strada dei vetri rotti, una scarpa e una chiazza di sangue. S è fermato per controllare e così ha scoperto il nuorese incastrato tra i cespugli. Tutti i soccorsi sono stati inutili: l'uomo era già morto, probabilmente ucciso sul colpo quando è stato investito dall’auto pirata.


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Messina: la sera in cui è morta, Ilaria Boemi cercava dell'ecstasy

A rivelare il dettaglio è "La Repubblica", secondo cui la 16enne domenica si sera si sarebbe allontanata dagli amici "che non avevano voglia di sballo"

Messina: la sera in cui è morta, Ilaria Boemi cercava dell'ecstasy

Ilaria Boemi, la 16enne trovata morta in una spiaggia di Messina, quella tragica sera cercava dell'ecstasy. Lo scrive "La Repubblica", secondo cui "alle 22.30 di domenica" si sarebbe "allontanata dagli amici che non avevano voglia di sballo". Intanto sono attesi per oggi i risultati dell'autopsia che confermerebbero la versione del mix letale di alcol e droghe. Ancora in corso invece le ricerche dei due amici, fuggiti dopo aver chiesto aiuto.

La morte della 16enne potrebbe dunque essere stata provocata proprio da una pasticca assunta o da un cocktail di droga e alcol rivelatosi poi fatale. A fare luce sarà l'autopsia fissata per martedì anche se gli investigatori sembrerebbero avere già imboccato una pista piuttosto chiara dopo avere interrogato i genitori della ragazza e uno degli amici con cui Ilaria aveva trascorso la prima parte della serata. 

Il giallo si svolge attorno alla figura delle due persone, un ragazzo e una ragazza, che hanno abbandonato Ilaria nel momento in cui si è sentita male: erano loro gli spacciatori che le hanno venduto la pasticca fatale o erano solo momentanei compagni di sballo fuggiti per lo spavento?

L'ultimo a vedere viva la ragazza è stato un pescatore, che ha notato il terzetto avanzare sulla spiaggia. Gli inquirenti sperano di rintracciare i due facendo affidamento sulle immagini fissate dalle telecamere, tanto quelle della zona che quelle del quartiere della movida, non molto lontano da dove accaduto il fatto.


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mercoledì 5 agosto 2015

Bergamo, 51enne ucciso a coltellate

Cadavere sulla riva del fiume Serio

Bergamo, 51enne ucciso a coltellate

Un 51enne siriano è stato ucciso sulla riva del fiume Serio a Cologno al Serio, nella Bassa Bergamasca. La vittima presenta ferite da taglio al collo e al torace. A dare l'allarme sono state due donne che hanno trovato il corpo mentre si recavano al fiume per prendere il sole.


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Troppa anticamera, sfuma donazione da due milioni all'ospedale di Ragusa

Il benefattore italo-americano si è spazientito per l'attesa eccessiva

Troppa anticamera, sfuma donazione da due milioni all'ospedale di Ragusa

Un benefattore di origini siciliane ma da anni trapiantato negli Stati Uniti, Giuseppe Giuffrè, ha rinunciato all'idea di donare 2 milioni di dollari all'Azienda sanitaria di Ragusa perché il manager Maurizio Aricò, dopo avergli dato appuntamento, gli ha fatto fare un'anticamera troppo lunga. I soldi sarebbero stati destinati all'acquisto di apparecchiature mediche per il nuovo ospedale Giovanni Paolo II.

Il manager, appreso della decisione dell'imprenditore italo-americano, si è prontamente scusato ma Giuffrè al momento sembra non avere più intenzione di procedere alla donazione.

La parlamentare regionale del M5S Vanessa Ferreri, dopo aver saputo della presunta superficialità con cui il direttore generale dell'Asp 7 ha trattato il potenziale generoso donatore, ha richiesto la convocazione urgente di Aricò in commissione Sanità, affinché chiarisca la vicenda.


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Fabrizio Corona, le foto mentre lavora in comunità Don Mazzi: Lava, cucina e riga dritto

"Soprattutto mi stupisce la sua ubbidienza", dice il fondatore di Exodus al settimanale "Chi" che pubblica in esclusiva le immagini dell'ex re dei paparazzi

Fabrizio Corona, le foto mentre lavora in comunità Don Mazzi: Lava, cucina e riga dritto

 Affidato alla comunità di don Antonio Mazzi, Fabrizio Corona sa scontando la sua pena ai servizi sociali nella sede staccata di Exodus a Gallarate dove sono ospitati una trentina di rifugiati nigeriani sfuggiti agli orrori degli estremisti di Boko Haram. Aiutare i rifugiati durante le lezioni di informatica, servire i pasti a tavola e lavare i piatti: questi i compiti svolti dall'ex re dei paparazzi, come si vede dalle immagini pubblicate in esclusiva dal settimanale "Chi".

"Ammetto che Fabrizio si sta comportando bene", dice Don Mazzi. "Rispetta gli orari e gli obblighi previsti dal suo protocollo all'interno della comunità. Non si lamenta (e ci mancherebbe!) quando deve pulire i bagni o cucinare per tutti. Soprattutto mi stupisce la sua ubbidienza. Quando parlo, quando mi arrabbio, lui ubbidisce. Comunque oggi Corona è felice. Credo che gli manchi l'amore, una donna, una ragazza", aggiunge.


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Firenze, si appende finestrino treno, morto

Firenze, voleva salutare amici a bordo

Si appende finestrino treno, morto

Si sarebbe attaccato a un finestrino del treno regionale 3179 Firenze-Pisa, in partenza dal binario 2 della stazione di Santa Maria Novella, ma non è riuscito a tenere la presa ed è finito sotto le ruote del convoglio ed è morto. Secondo quanto emerso, l'uomo, un 30enne, voleva salutare degli amici in partenza, ma sarebbe scivolato. Il macchinista non si è accorto di nulla e ha proseguito. 


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Pordenone, evaso detenuto

L'uomo si trovava in ospedale per cure

Pordenone, evaso detenuto

Un uomo, Lorenzo Kari, 52 anni, è evaso dall'Istituto tumori Cro di Aviano (Pordenone) dove era in cura mentre sta scontando una pena detentiva per furto. Secondo la Procura faceva parte di una banda che ha messo a segno una ventina di colpi tra le province di Pordenone e Udine. Dopo l'arresto il suo legale aveva presentato istanza per i domiciliari data la patologia che affligge l'uomo e che lo costringe a cure all'istituto tumori friulano.


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Salerno, giovane con problemi psichici uccide la mamma e la sorella

Dramma a Mercato San Severino. Il ragazzo, dopo aver strangolato le due donne, ha tentato il suicidio gettandosi dal balcone

Salerno, giovane con problemi psichici uccide la mamma e la sorella

Un ragazzo di 32 anni affetto da problemi psichici, Giovanni De Vivo, ha ucciso la madre, la 58enne Antonietta De Santis, e la sorella, la 29enne Debora. Il giovane, in preda a un raptus, ha strangolato le due donne. E' successo a Mercato San Severino, in provincia di Salerno. Poi ha tentato il suicidio gettandosi dal balcone. Arrestato dai carabinieri, il giovane è stato trasportato in ospedale. Non è in pericolo di vita.

Il duplice delitto è avvenuto nella casa in cui i tre vivevano, al primo piano di uno stabile al numero 19 di via Fenizia e Marotta, una traversa di via Cacciatore, nel centro di Mercato San Severino

Nei giorni scorsi i vicini avevano sentito urla e forti litigi. Ma nulla lasciava immaginare un simile epilogo. Da tempo, è stato riferito agli inquirenti, il ragazzo era preoccupato per le gravi condizioni economiche della famiglia. Infatti pare che da alcuni mesi gli fosse stato revocato un assegno legato alla sua infermità.


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Modena, tre sorelle finite nel fiume Secchia: affogano bimba e 18enne

Salvata la più grande delle tre ma è in condizioni molto gravi. A dare l'allarme una quarta sorella presente

Modena, tre sorelle finite nel fiume Secchia: affogano bimba e 18enne

E' finita in tragedia una gita fuori porta per quattro sorelle. Tre di queste sono finite cadute nel fiume Secchia, nella zona di Borgo Venezia nel comune di Sassuolo, nel Modenese. La più grande Khaoula Louhabi di 21 anni è stata recuperata in vita ma è in gravi condizioni. Morte le altre due sorelle: Hajar, 18 anni, e la piccola Khadija, di 9. A dare l'allarme è stata l'ultima sorella presente, una bimba di 11 anni.

Ancora non chiara la dinamica della tragedia che ha visto protagoniste quattro sorelle di origini marocchine. Forse un malore della più piccola o un piede incastrato nel fondo del fiume hanno spinto le due più grandi a lanciarsi in acqua nel tentativo di salvarla. Quello che è certo è che nel momento dell'incidente non vi erano particolari correnti nel fiume.


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martedì 4 agosto 2015

Naomi Campbell di nuovo nei guai: condannata a sei mesi di carcere

Pena sospesa per la top model, colpevole di aggressione ai danni di un fotografo

Naomi Campbell di nuovo nei guai: condannata a sei mesi di carcere

Naomi Campbell è stata condannata a sei mesi di carcere, per l'aggressione a un fotografo avvenuta il 5 agosto 2009 a Lipari, dove la modella era in vacanza con il compagno di allora, il miliardario russo Vladimir Doronin. Il tribunale di Barcellona Pozzo di Gotto (Me) ha dato ragione al paparazzo, aggredito dalla top model a colpi di borsa e graffi. La pena è stata sospesa, mentre l'avvocato della Campbell ha già annunciato che chiederà l'appello.

Gaetano Di Giovanni, questo è il nome del fotografo, fu colpito da Naomi Campbell con una violenza tale da finire in ospedale con una prognosi di tre giorni. Il paparazzo denunciò la top model, salvo poi accettare la sua proposta di accordo per ritirare la querela.

Per il pm Francesco Massara, però, sul caso insisteva l'aggravante dell'interesse pubblico del fatto (vista la notorietà della top model), che in combinazione con la gravità del reato, imponeva la prosecuzione della causa d'ufficio. Il processo è dunque andato avanti sino alla sentenza di condanna. 

Naomi Campbell ha avuto parecchi guai con la giustizia per le sue reazioni violente. Nel 2006 fu arrestata dopo la denuncia della colf, che l'aveva accusata di averla colpita alla testa con un telefono, lanciato in un momento di ira. Sorte simile capitò alla domestica Millicent Burton e all'assistente Georgina Galanis. Fece scalpore anche il caso dell'amica Yvonne Sciò, che accusò la Campbell di averla picchiata, mentre è notizia recente la “scazzottata” con la collega ed ex amica Cara Delevigne, nel backstage delle sfilate parigine. La condanna fermerà la "Venere Nera" o la renderà ancora più furiosa?


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