venerdì 29 maggio 2015

Auto su pedoni, Celentano contro i rom: "Comincio a pensare a Salvini"

Sul suo blog il "molleggiato" se la prende con la politica: "Come fa la gente a uscire di casa se ha paura"

Auto su pedoni, Celentano contro i rom: "Comincio a pensare a Salvini"

"Sto cominciando a pensare a Salvini", si conclude così il breve post di Adriano Celentano che si è espresso sulla tragica vicenda dell'incidente stradale avvenuto a Roma, dove ha perso la vita una donna e altri otto sono rimasti feriti.

Così scrive l'artista: "Perché la gente dovrebbe consumare? Ciao GrillòRenzi! Mentre voi ve la battete sul tavolo dei "VOTI", nel frattempo a Roma c'è un'auto che sfreccia a 180 km all'ora e, con noncuranza travolge 9 passanti, trascinandosi per 50 metri una giovane donna che poi MUORE. Otto i feriti di cui quattro in modo grave. Ma voi, così concentrati nella lotta a chi arriva primo, vi dimenticate di parlare del problema "non più importante" ma VITALE che è la CERTEZZA della PENA. Perché la gente dovrebbe consumare di più se ha paura anche a uscire di casa? E chi se ne frega degli 80 Euro o del diritto di cittadinanza se poi arriva una macchina e ti travolge. Poveri illusi, la tanto invocata "crescita" di cui parlano gli economisti e l'accecata massa politica, non ci sarà mai. Nessuno ha capito che il famoso aumento dei consumi è strettamente legato a un disegno artistico che può scaturire solo attraverso il sorriso dei cittadini. Ma se i cittadini hanno paura e si sentono abbandonati, non sorridono. E se non sorridono, non consumano. Quindi? Sto cominciando a pensare a Salvini".


cronache criminali

Agguato a Bari, ucciso pregiudicato

Killer ha sparato fuori da un bar

Agguato a Bari, ucciso pregiudicato

Un pregiudicato e sorvegliato speciale, Nicola Telegrafo, di 39 anni, è stato ucciso con colpi di pistola nel quartiere Carbonara di Bari. Telegrafo, che aveva precedenti penali per spaccio di stupefacenti, era appena uscito da un bar quando è stato avvicinato da un uomo arrivato a bordo di un'auto che ha sparato quattro colpi di pistola, probabilmente con un revolver. L'uomo è morto poco dopo il ricovero. Sull'omicidio indaga la polizia.


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Salerno, traffico droga: 87 arresti

Smantellata organizzazione vicino clan

Salerno, traffico droga: 87 arresti

La polizia di Salerno ha effettuato una vasta operazione per smantellare un'organizzazione dedita al traffico e allo spaccio di droga operante nella zona. Sono stati arrestati 87 presunti affiliati all'organizzazione, soggetti in diretto contatto con il clan Giffoni-Noschese che opera a Battipaglia.


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Prostituta uccisa, arrestato killer

Fu trovata in pineta tra Lucca e Pisa

Prostituta uccisa, arrestato killer

I carabinieri hanno arrestato un marocchino di 28 anni per l'omicidio di una prostituta avvenuto il 31 marzo, nella pineta tra Vecchiano (Pisa) e Torre del Lago (Lucca). La donna fu uccisa con 14 coltellate per aver rifiutato una prestazione sessuale. Il provvedimento di custodia cautelare è stato notificato in carcere a Livorno, dove l'uomo è detenuto da aprile scorso dopo essere stato arrestato per avere rapinato un transessuale.


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Bergamo, cadavere vicino stazione

Sospesa circolazione Milano-Brescia

Bergamo, cadavere vicino stazione

Un cadavere è stato ritrovato nelle vicinanze della stazione di Calcio (Bergamo). Per consentire i rilievi dell'autorità giudiziaria è stata quindi sospesa la circolazione ferroviaria sulla linea Milano-Brescia, tra Romano e Rovato. I treni sono instradati su itinerario alternativo via Bergamo-Palazzolo, con un maggior tempo di viaggio di 50 minuti circa.


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Milano, quattro arresti per spaccio

Trentenni tenevano in box 260 kg droga

La polizia ha arrestato quattro persone per traffico di stupefacenti. Si tratta di quattro trentenni milanesi, trovati complessivamente in possesso di 258,25 kg di hashish e 16,9 kg di marijuana. La maggior parte della droga è stata individuata in un box auto a Milano, nella disponibilità di due dei quattro arrestati e si ritiene fosse stata da poco importata dalla Spagna. Sono stati sequestrati anche 119mila euro in contanti e 6 orologi di valore.

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Milano, spari a pregiudicato: ferito

Colpito a spalla, torace e braccio

Milano, spari a pregiudicato: ferito

Un albanese di 28 anni, pregiudicato, è stato ferito la scorsa notte a Milano a colpi di pistola. Le sue condizioni non sono gravi. Il fatto è avvenuto in zona Città Studi, dove l'uomo è stato raggiunto in strada da colpi d'arma da fuoco a torace, braccio e spalla. Trasportato in codice giallo in ospedale, non sarebbe in pericolo di vita.


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Ruby, Cassazione: "Silvio Berlusconi non sapeva che fosse minorenne"

I rapporti di Fede e Mora con il leader di Fi erano "motivati da opportunità di ritorno economico", si legge nelle motivazioni

Ruby, Cassazione: "Silvio Berlusconi non sapeva che fosse minorenne"

Sono state depositate le motivazioni della sentenza della Cassazione che conferma il proscioglimento di Silvio Berlusconi dall'accusa di prostituzione minorile e concussione aggravata nel processo Ruby. Sono "affidabili", si legge, gli "elementi probatori" che escludono che Berlusconi fosse consapevole che Ruby era minorenne. Per la Cassazione, inoltre, i rapporti di Fede e Mora con Berlusconi erano "motivati da opportunità di ritorno economico".

Ad avviso dei Supremi giudici, correttamente, la Corte di Appello ha ritenuto, tra gli elementi "esclusivi della consapevolezza da parte dell'imputato della minore età" di Ruby, "l'aspetto fisico" della ragazza marocchina e il suo "modo di comportarsi" che "non tradivano minimamente la sua età effettiva". Inoltre, Ruby aveva "l'abitudine a fornire false generalità" e ad attribuirsi una età "di volta in volta diversa, dai 19 ai 27 anni". Agli amici aveva detto di "avere sempre taciuto" la sua minore età a Berlusconi.

"Accertato l'interesse personale e utilitaristico di Emilio Fede ad alimentare e preservare il sistema delle disinvolte serate di Arcore", con "motivazione immune da vizi", la Corte di Appello - afferma la Cassazione - ha ritenuto che "nulla accreditava l'ipotesi accusatori secondo cui Fede, in contrasto con i propri interessi, avrebbe rivelato a Berlusconi la minore età" di Ruby. Farlo avrebbe "messo a rischio, almeno in astratto, la partecipazione di Ruby alle serate che Fede tramite Mora promuoveva e incentivava".

La Cassazione ricorda poi che dalle intercettazione tra Fede e Lele Mora "entrambi sovente presenti alle serate di Arcore e direttamente interessati alle stesse", era emerso che "i due, allegando le gravi difficoltà economiche in cui versava Mora e agendo in sinergia tra loro, avevano convinto il facoltoso amico ad erogare al predetto una notevole somma di denaro; parte non trascurabile di questa era stata, però, girata, a beneficio proprio di Fede che l'aveva pretesa quale prezzo della sua mediazione".

Ad avviso della Suprema Corte la consapevolezza di Berlusconi della minore età di Ruby, e dunque la fondatezza dell'accusa di prostituzione minorile, non può essere provata dalla "massima di comune esperienza" in base alla quale gli "stretti rapporti anche di ammirazione che intercorrevano tra Fede e l'imputato, secondo la normale logica che presiede alle vicende umane, avrebbero certamente indotto Fede a informare l'amico Berlusconi" della minore età di Ruby, "un dato di indubbia importanza e delicatezza". 

Il "concetto di normale logica che presiede il corso delle vicende umane" è "totalmente privo della benché minima consistenza" nel caso del rapporto tra Fede e Berlusconi - affermano gli ermellini - dal momento che è "erroneo il presupposto della stretta e disinteressata amicizia che legava Fede a Berlusconi".


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Padova: taglio e piega più cari per i bianchi, il sindaco chiude il salone

L'ordinanza di sospensione parla di motivi di sicurezza e igiene, ma tempo fa la Lega aveva sollevato la polemica per "razzismo al contrario"

Padova: taglio e piega più cari per i bianchi, il sindaco chiude il salone

L'ordinanza parla di una sospensione dell'attività di parrucchiera per motivi di sicurezza e igiene. Ma la polemica sul locale, un negozio di Padova, era stata sollevata dagli amministratori locali della Lega Nord perché in quel salone, il "Gloria", i prezzi erano più alti per gli italiani che per gli stranieri. E si era parlato di razzismo al contrario.

Adesso il sindaco della città veneta Massimo Bitonci è sceso in campo prendendo il provvedimento, la sospensione per un mese, perché quel salone sarebbe "punto di ritrovo di persone moleste e dedite a traffici di ogni tipo", come riporta il "Mattino". 

A sollevare il problema erano stati l'assessore comunale Fabrizio Boron e il presidente del Consiglio comunale Roberto Marcato, che sulla pagina Facebook di Bitonci avevano segnalato il listino prezzi diverso nel salone etnico cittadino. Il commento di Marcato era stato: "Padova, no apartheid".


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Travolta a Roma, chi c'era nell'auto? Il padre del ricercato: guidavo io

L'uomo racconta a NewsMediaset/Tgcom24 di non avere la patente e di aver perso la testa alla vista della Volante. Con lui c'erano la nuora (già fermata) e il figlio irrintracciabile. Ma la sua versione non convince

Travolta a Roma, chi c'era nell'auto? Il padre del ricercato: guidavo io

"Guidavo io, avevo bevuto, non l'ho fatto apposta, stavo fuori". Ai microfoni di News Mediaset/Tgcom24 un rom dell'insediamento della Monachina di Roma si autoaccusa dell'incidente in cui è morta una donna e sono rimaste ferite otto persone. "In macchina con me c'erano mio figlio Anthony e mia nuora Maddalena (ndr, la minorenne fermata dalla polizia). Ho visto la volante... non ho la patente e ho cominciato a correre... poi siamo andati a sbattere... mi sono ritrovato solo e ferito". 

L'uomo rivela di essere stato portato in questura nella notte e interrogato: "Mi hanno detto che è morta una persona, non lo sapevo. Non l'ho fatto apposta". Il rom racconta che venerdì dovrà recarsi in tribunale per parlare con un magistrato. La sua versione dell'incidente si aggiunge alle altre fornite dalla moglie dello stesso uomo e da altri nomadi della Monachina. Versione spesso contradditorie, tutte al vaglio degli investigatori.


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Fifa, oggi le elezioni: vincerà Blatter

Si vota per il nuovo presidente: nonostante l'incredibile scandalo, lo svizzero è super favorito sul principe giordano Alì Bin Hussein. Per lui sarà il quinto mandato: è in carica dal 1998

Fifa, oggi le elezioni: vincerà Blatter

L'appuntamento è per il tardo pomeriggio. Al Fifa House di Zurigo, i 209 delegati delle 209 Federcalcio aderenti alla Fifa voteranno per l'elezione del nuovo presidente del massimo organismo calcistico mondiale. Non sono bastati gli scandali che hanno travolto la gestione-Blatter, non sono bastati nemmeno gli arresti dell'Fbi: si vota, e il nome che uscirà dal Congresso riceverà un mandato fino al 2019. Due gli sfidanti: Joseph Blatter, il 79enne svizzero "padrone" del calcio mondiale dal 1998, che tira dritto come se nulla (o quasi) fosse accaduto, e il principe giordano Ali bin Al-Husayn, terzogenito di Re Hussein di Giordania. Per vincere la "partita" al primo scrutinio serve una maggioranza di 2/3 dei 209 votanti (140), ma dalla seconda votazione il quorum si abbassa alla maggioranza semplice (105). Il pronostico parla svizzero: Blatter sarà presumibilmente (e incredibilmente) rieletto al "secondo giro".

I numeri in campo - Joseph Benjamin Blatter, colonnello in pensione dell'esercito svizzero, avrà passato una notte insonne per la tensione, ma i numeri sono ancora dalla sua parte avendo l'appoggio della Confederazione africana e di quella asiatica. I numeri del congresso sono questi: Confederazione africana (Caf) 54 voti; Uefa 53; Confederazione asiatica (Afc) 46; Confederazione nord e centroamericana (Concacaf) 35; Confederazione Oceania (Ofc) 11, Confederazione sudamerica (Conmebol) 10. Al momento l'Uefa (ovvero l'Europa) è l'unica contraria alla rielezione di Blatter. Potrebbero aggiungersi i voti da Conmebol e Concacaf. Si arriverebbe a 98 voti. A questo punto servirebbe qualche defezione nel fronte pro-Blatter per far cadere lo svizzero. Improbabile, quasi impossibile.

Platini compatta l'Europa contro Blatter -  Il presidente dell'Uefa, Michel Platini, ha voluto riflettere 24 ore prima di rilasciare dichiarazioni. poi ha tuonato contro Blatter: "Sono disgustato, non ne posso veramente più. Sono un ammiratore della storia della Fifa, sono disgustato. Non ne posso più, è veramente troppo". Platini ha rivelato che ha chiesto a Blatter di dimettersi per il bene del calcio, ma ha ricevuto un secco no: "L'ho voluto incontrare di persona. Tornando da Varsavia sono andato a trovare il presidente della Fifa, c'era una riunione dei presidenti delle Confederazioni, Blatter ci ha chiesto di rivedere la nostra posizione rispetto al comunicato molto duro fatto ieri (mercoledì, ndr), di ripensarci, di sostenere la Fifa. Gli ho chiesto di dimettersi perchè non ne posso più, gli ho detto che deve avere il coraggio di farlo, lui mi ha risposto di no che ormai era troppo tardi. Gli ho detto che ero dispiaciuto che non capisse la situazione. Gli ho parlato da amico, perché lavoriamo insieme da tantissimi anni. E se vincerà di nuovo quando ci incontreremo a Berlino dovremo parlare dei nostri rapporti con la Fifa".

Tavecchio assicura: l'Italia sta con Platini. Ma voterà Alì? - "Dopo i fatti successi che hanno turbato gran parte del mondo sportivo, non possiamo non considerare le valutazioni del presidente Platini che hanno raccolto l'unitarietà della Uefa e quindi comportarci conseguentemente". Il presidente della Figc, Carlo Tavecchio, ha preso posizione dopo l'intervento del numero uno della Uefa Platinì. La posizione dell'Italia, quindi, dovrebbe essere chiara, eppure secondo le ultime indiscrezioni non è escluso che Tavecchio decida di votare scheda bianca. Oppure scegluiere addirittura Blatter, che era la prima scelta fino a quattro giorni fa.


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giovedì 28 maggio 2015

Arrestato il rapinatore col cappuccio rosso: era l’incubo delle donne

Arrestato il rapinatore con il coltello e il cappuccio rosso

Vi avevamo dato in anteprima la notizia dell'arresto, confermata qualche ora dopo anche dalla Questura. Il rapinatore è stato fermato in piena notte in centro. Con sé aveva il coltello rosso e in testa il cappuccio

Arrestato il rapinatore col cappuccio rosso: era l’incubo delle donne

Arrestato il rapinatore con il coltello e il cappuccio rosso

Arrestato il rapinatore “con il coltello rosso” che in pochi giorni ha messo a segno più colpi prendendo di mira donne sole tra corso Racconigi, piazza Bernini, via Rosalino Pilo e altre zone non distanti. L’indiscrezione del suo arresto ve l’avevamo data noi per primi nel pomeriggio di ieri e in serata è stata confermata anche dalla Questura di Torino.
L’ARRESTO - Le manette sono scattate alle 4 di notte in piazza Carlo Felice ad opera della Squadra Mobile. Fondamentale è stato l’errore compiuto dal rapinatore stesso: l’ultima vittima infatti era stata spossessata di due borse (una delle quali conteneva un computer non ancora ritrovato) all’interno della metropolitana di piazza Bernini sotto l’occhio vigile delle telecamere che lo avevano finalmente ripreso in azione. Anche se non era chiarissimo il suo volto, il cappuccio rosso descritto da più donne rapinate era ben chiaro. Ed è stato proprio quel cappuccio rosso ad attirare l’attenzione di due volanti impegnate nel controllo del territorio.
Il rapinatore in piena notte è stato visto e fermato in piazza Carlo Felice. Si trovava vicino alla fermata della metropolitana (a quell’ora inattiva) e alla vista della Polizia il suo atteggiamento è cambiato. Gli agenti lo hanno fermato ed effettivamente il suo vestiario corrispondeva alle immagini acquisite poche ore prima dalla Polizia stessa da Gtt.
La perquisizione in loco ha dato subito una prima conferma e la possibilità di procedere al fermo: all’interno dello zainetto c’erano sia il coltello con il manico rosso segnalato da diverse parti lese, sia una matita con il logo delle Ferrovie dello Stato appartenente alla donna rapinata nella metropolitana Bernini, una dirigente dell’azienda di trasporto ferroviario.
IL RAPINATORE - L’uomo col cappuccio e col coltello rosso altro non è che un senegalese di venticinque anni domiciliato nel centro di prima accoglienza per rifugiati politici Villa5 a Collegno, in Italia dal novembre del 2014. I gestori della struttura si sono dimostrati collaborativi e durante la perquisizione della stanza del giovane sono stati rinvenute un paio di cuffie, una Play Station portatile, contanti, un mazzo di chiavi, un cellulare, una ciocca di capelli e altro. Tra questi anche un telefono cellulare con una scheda aziendale delle Ferrovie dello Stato e una chiavetta usb con all’interno il curriculum di una ragazza di Alessandria che il 7 maggio era stata rapinata all’una di notte in corso Peschiera e successivamente aveva sporto denuncia.
Arrestato il rapinatore con il coltello e il cappuccio rosso
Le indagini per il momento hanno permesso di accertare queste due rapine, ma visto il modus operandi, la zona e i due elementi distintivi del cappuccio rosso e manico del coltello rosso, si può tranquillamente dire che siano imputabili a lui altri gravi fatti avvenuti nelle ultime due settimane, tra cui l’accoltellamento della ragazza romena di 25 anni in corso Racconigi. La Polizia in totale sta associando a lui una decina di rapine.


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Usa, immobilizzato con taser: morto

Kansas City, vittima è un 30enne bianco

Usa, immobilizzato con taser: morto

Un uomo che si comportava in maniera bizzarra nel parcheggio di una grande magazzino di Kansas City, negli Stati Uniti, è stato immobilizzato dalla polizia con un taser, una pistola elettrica, ed è poi morto in ospedale. La polizia non ha ancora reso nota l'identità dell'uomo, ma si è limitata a far sapere che è un bianco di circa 30 anni e che le cause della sua morte non sono ancora state determinate.


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Forlì, 46enne ha ucciso la moglie a coltellate: stavano per separarsi

E' successo nella villetta dove la 42enne lavorava come badante. Dopo l'aggressione, l'uomo ha chiamato i carabinieri: "Adesso - avrebbe detto - ammazzate anche me"

Forlì, 46enne ha ucciso la moglie a coltellate: stavano per separarsi

Un uomo di 46 anni, Ionel Moldovan, ha ucciso con due coltellate la moglie Monica, 42enne. E' successo in un villetta di Bussecchio, quartiere periferico di Forlì, dove la donna lavorava come badante. I due, di nazionalità romena, si stavano separando e da qualche tempo non vivevano più nella stessa casa.

Cosa è successo - Il 46enne ha raggiunto la casa dove si trovava la moglie. Ha suonato al campanello e lei ha aperto. I due si sono affrontati appena fuori dalla porta d'ingresso. Durante l'alterco l'uomo ha improvvisamente estratto un coltello e si è scagliato sulla moglie, colpendola ripetutamente. Due i colpi mortali, entrambi alla gola. 

E' stato l'uomo a chiamare i carabinieri - Moldovan, dopo pochi secondi, ha preso il cellulare e ha chiamato il 112 raccontando l'accaduto. Il carabiniere lo ha trattenuto al telefono, dando modo a una pattuglia di raggiungere il luogo dell'omicidio, dove il romeno si è consegnato ai militari senza opporre resistenza. "Lei mi tradiva e io l'ho uccisa - avrebbe detto ai carabinieri che lo portavano via - adesso ammazzate anche me". La coppia ha due figli adulti e un paio di nipoti.


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Tenta entrare in casa ex, arrestato

Verona, già condannato per stalking

Tenta entrare in casa ex, arrestato

I carabinieri di Verona hanno arrestato un giovane ritenuto responsabile di aver reiteratamente perseguitato la sua ex compagna, un'operaia 22enne. L'uomo, già condannato ad agosto del 2013 per stalking, ha continuato nel suo comportamento: dopo numerosi sms di minacce, ha tentato di entrare nell'abitazione della donna forzando la porta d'ingresso e minacciandola anche di morte. A quel punto per l'uomo è scattato l'arresto.


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Palermo, pizzo a ristoratore: arresti

Imponevano "rate" fino a 15mila euro

Palermo, pizzo a ristoratore: arresti

La polizia ha arrestato a Palermo 4 persone per estorsione aggravata dall'avere agito in favore dell'associazione mafiosa. Dalle indagini è emerso che gli arrestati avevano imposto il "pizzo" a un ristoratore. Le pressioni sarebbero iniziate durante la fase di ristrutturazione dei locali dell'esercizio: per poter continuare i lavori, e successivamente avviare l'attività, all'imprenditore erano state imposte "rate" dai 2mila a 15mila euro.


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Cassazione, è lecito "controllare" un dipendente su Facebook: non è reato

Il datore di lavoro crea un account falso per monitorare i sottoposti sui social network? Secondo la Corte si può e non è intercettazione

Cassazione, è lecito "controllare" un dipendente su Facebook: non è reato

Spiare un dipendente che usa Facebook durante l'orario di lavoro non è reato né intercettazione, anche se si è usato un account falso per indurlo a chiacchierare. Così ha deciso la Corte di Cassazione con una una sentenza, la numero 10955, nata dall'esame di un caso in Abruzzo: un operaio ha trascurato una lamiera incastrata in una pressa perché stava chattando su Messenger (l'app di Facebook per le conversazioni onilne)

Il caso - L'operaio si allontanava spesso dalla sua postazione per chattare su Messenger, per periodi anche di 15 minuti, mettendo a repentaglio la sicurezza delle macchine e anche dei colleghi. L'azienda era una stamperia, con macchinari ingombranti e difficili da manovrare: un giorno una lamiera incastrata in un rullo ha danneggiatola catena di montaggio. Ma il datore di lavoro è riuscito a provare che l'addetto non stava controllando: era online a attivo su Messenger.
 
La prova - La chat in corso era infatti con un account femminile falso creato dal proprietario dell'azienda per "adescarlo". Sembrerebbe una violazione della privacy o una sorta di intercettazione illecita, ma secondo la Corte di Cassazione non è così: l'episodio viene definito "pedinamento informatico", un atto lecito "se ha come oggetto il controllo sulla perpetuazione di comportamenti illeciti da parte del dipendente". 
 
Licenziamento per giusta causa - Ad evere ragione dunque il datore di lavoro, secondo i giudici, che hanno confermato la "giusta causa" del licenziamento, il comportamento illecito dell'operaio e quello di chi ha tentato dei "controlli difenisivi", sebbene "occulti". Attività dovuta - si legge nella sentenza - se indirizzata a tutelare il patrimonio aziendale, purché "non sia lesiva della dignità e libertà del lavoratore".
 
Pedinamento online - Anche la geolocalizzazione del cellulare per vedere dove si trova un dipendente è stata considerata lecita "nella presumibile consapevolezza del lavoratore di poter essere localizzato attraverso il sistema di rilevazione satellitare del suo cellulare". Non si tratta di intercettazione, materia regolata da una normativa molto stringente, ma di una "investigazione atipica" che può valere come prova davanti a un giudice.


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Auto non si ferma all'alt e travolge passanti. Roma, un morto e tre feriti gravissimi

A bordo tre nomadi ricercati che poi hanno abbandonato la vettura e sono riusciti a scappare mentre una ragazza di 17 anni è stata fermata. La vittima è una filippina di 44 anni

Auto non si ferma all'alt e travolge passanti. Roma, un morto e tre feriti gravissimi

Una donna di 44 anni, filippina, è morta dopo essere investita da un'auto in fuga alla periferia di Roma. La vettura, con a bordo tre rom, non si è fermata all'alt della polizia travolgendo diverse persone che erano alla fermata del bus. Otto i feriti, tra cui tre gravi trasportati dal 118 in ospedale in codice rosso. Due nomadi sono poi scappati: la terza persona, una 17enne, è stata fermata.

Travolti alla fermata - In tutto i feriti sono otto: si tratta di altri due filippini, un uomo di 38 anni e una donna di 47 ricoverata in codice rosso; 3 donne italiane, una di 33 anni in codice rosso e altre due di 19 e 29 anni; due ragazze francesi di 24 anni, di cui una in codice rosso; infine un ragazzo moldavo di 22 anni. Stavano aspettando l'autobus a una fermata alla periferia di Roma quando una Lancia Lybra lanciata a velocità insensata li ha falciati senza rallentare. La macchina pirata, inseguita da una volante della polizia che le aveva intimato l'alt poco prima, ha proseguito la corsa e investito altre due donne in motorino e un'altra a piedi. I tre a bordo hanno poi abbandonato l'auto e due di loro sono fuggiti a piedi, con gli agenti alle calcagna. Una ragazza di 17 anni e' stata bloccata. 

La Lancia - secondo la questura - verso le ore 20 viaggiava a forte velocità su via di Boccea facendo zig zag tra le altre automobili. Una pattuglia ha intimato l'alt, ma il conducente invece di rallentare ha accelerato ancora nel tentativo di fuggire. Arrivato all'altezza della stazione metro Battistini della linea A - secondo la prima ricostruzione -, ha investito un gruppo di persone e proseguito ancora la corsa. L'inseguimento è durato alcuni chilometri - mentre la gente accorreva a soccorrere i feriti e chiamare il 118 - finché i tre non si sono fermati all'altezza di via di Montespaccato e scesi dalla macchina sono fuggiti. Inseguiti dai poliziotti, due dei tre occupanti sono riusciti a dileguarsi, mentre la ragazza è stata bloccata. In via di Montespaccato l'auto ha investito altre due donne a bordo di uno scooter e un'altra a piedi. 

Fermata ragazza nomade di 17 anni - La persona fermata è una ragazza nomade di 17 anni, abitante del campo della Monachina, secondo quanto si apprende. Le altre due persone che erano in auto con la giovane, tra cui il conducente, sono ancora ricercate da polizia e carabinieri. L'indagine è affidata alla squadra mobile.

Testimoni: una scena apocalittica - "Ho sentito le sirene della polizia e poi un gran botto. Mi sono affacciato alla finestra e c'erano delle persone per terra, ferite. Una donna che non si muoveva. Sono sceso a vedere e la scena era apocalittica". Così un abitante della zona. "E' successo vicino alla fermata della metro - dice -, ho visto due donne ferite, una era finita sotto un'auto, e una morta con la testa fracassata. Mi hanno detto che poi la macchina ha investito altri due in motorino più avanti, su via di Boccea". "Abbiamo sentito un boato fortissimo, sembrava una bomba. Quando siamo usciti in strada c'erano delle donne stese per terra e sangue ovunque". E' la testimonianza di alcuni negozianti di via Battistini. "Abbiamo intravisto un'auto andare via - proseguono -. Ci hanno detto che poco più avanti ha travolto almeno altre due persone, forse erano in scooter".

Pm ipotizza omicidio volontario - La procura di Roma procede per omicidio volontario. Il reato sarà contestato al conducente, fuggito e non ancora rintracciato. La ragazza di 17 anni bloccata dalla polizia, minorenne e che non era alla guida dell'auto, potrebbe essere invece solo denunciata. 


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mercoledì 27 maggio 2015

Vittorio Sgarbi aggredito e picchiato

Vittorio Sgarbi aggredito a Napoli

Vittorio Sgarbi aggredito e picchiato
Vittorio Sgarbi non è un tipo accomodante, questo lo sappiamo tutti: e sappiamo anche che in tanti anni di carriera da critico d'arte e opinionista tv si è fatto molti nemici. 
Ma certo non ci aspettavamo che potesse essere addirittura aggredito fisicamente: eppure è andata proprio così, secondo la notizia diffusa dall'ufficio stampa di Sgarbi.
Vittorio sarebbe stato aggredito da un giornalista napoletano nei pressi di Cappella Sansevero, nel centro storico della città, dove doveva tenere una conferenza. Secondo quanto riporta una nota, la reazione violenta del giornalista, anche lui un critico d'arte, sarebbe scattata dopo il rifiuto da parte di Sgarbi di rilasciare un'intervista.
Sgarbi ha riportato una ferita all'orecchio: sul posto sono intervenute anche le forze dell'ordine, ma l'aggressore a quanto sembra si è poi allontanato da solo. Da parte di Sgarbi non è stata ancora presentata nessuna denuncia. 
Negli ultimi giorni Vittorio Sgarbi è stato protagonista all'Expo di Milano, dove ha curato la mostra espositiva 'Il tesoro d'Italia': 350 opere che rappresentano l'arte dal '300 ad oggi, e che rendono il critico particolarmente fiero, tanto da definirlo il 'Louvre di Expo' di cui lui si sente Napoleone. Uno Sgarbi in grande forma quello che l'ha presentata: come si legge su 'La Repubblica', si sarebbe anche innervosito ai tornelli perchè i vigilanti, dopo averlo riconosciuto, gli hanno chiesto anche i documenti.


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Sconto per Parolisi: 20 anni di reclusione per l'omicidio di Melania

La Corte d'Assise d'Appello di Perugia accoglie la richiesta del pg. Esclusa l'aggravante della crudeltà che aveva portato alla condanna a 30 anni in secondo grado. Il fratello di Melania: "Resta in cella, finalmente giustizia"

Sconto per Parolisi: 20 anni di reclusione per l'omicidio di Melania

Salvatore Parolisi è stato condannato a 20 anni di reclusione per l'omicidio della moglie Melania Rea. Lo ha deciso la Corte d'assise d'appello di Perugia, chiamata dalla Cassazione a rideterminare la pena di 30 anni inflitta all'ex caporal maggiore in secondo grado. Come chiesto dalla Procura, i giudici hanno escluso l'aggravante della crudeltà ma non hanno concesso le attenuanti generiche sollecitate dalla difesa.

I difensori di Parolisi, Nicodemo Gentile e Valter Biscotti, si aspettavano una condanna "sotto i 20 anni": "Ci sono tutti gli elementi per concedergli le attenuanti generiche come il fatto che sia un giovane, incensurato e militare irreprensibile", avevano detto durante l'udienza.
Di opposto parere il sostituto procuratore generale Giancarlo Costagliola, che aveva invece sollecitato che all'ex caporalmaggiore dell'Esercito non venissero concesse le attenuanti generiche. 

Il fratello di Melania: "Abbiamo avuto giustizia" - "Melania ha avuto giustizia ma purtroppo nessuno ce la ridarà": il fratello Michele commenta così la sentenza della Corte d'Assise d'Appello. Michele Rea ha parlato con i giornalisti lasciando il Palazzo di Giustizia di Perugia dove ha assistito all'udienza insieme al padre e allo zio. "E' duro ricominciare - ha detto - ma lo faremo con la consapevolezza che l'assassino resterà un bel po' di anni in carcere. Da domani potremo ricominciare, lo dico tra virgolette, una nuova vita". 

La morte di Melania - Carmela Melania Rea fu uccisa il 18 aprile del 2011 a 29 anni. Il suo corpo fu ritrovato dopo due giorni sul Colle San Marco di Ascoli Piceno. Era stato lo stesso Parolisi a lanciare l'allarme e a far scattare le ricerche. 

Il 26 ottobre del 2012 il Tribunale di Perugia condannò l'ex militare all'ergastolo. Pena ridotta a 30 anni dalla Corte d'Appello la cui sentenza, però, è stata annullata con rinvio dalla Cassazione. Ora il nuovo verdetto: 20 anni.


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Parolisi, difesa chiede il doppio sconto. Procura: ridurre pena da 30 a 20 anni

Omicidio di Melania Rea, la Corte d'Assise d'Appello di Perugia è entrata in camera di consiglio. Attesa per la nuova sentenza

Parolisi, difesa chiede il doppio sconto. Procura: ridurre pena da 30 a 20 anni

I difensori di Salvatore Parolisi, condannato a 30 anni in secondo grado per l'omicidio della moglie Melania Rea, chiedono ai giudici della Corte d'Assise d'Appello di Perugia, chiamati a ridertiminare la pena, un doppio sconto: "Escludere l'aggravante della crudeltà e concedere le attenuanti generiche". Sulla prima richiesta la Procura si dice d'accordo: "Ridurre la pena a 20 anni di reclusione". La Corte è entrata in camera di consiglio.

Ad annullare l'aggravante della crudeltà e a rimettere gli atti per competenza a Perugia era stata la Cassazione, che ha comunque ritenuto Parolisi definitivamente responsabile del delitto. 

Proprio l'annullamento dell'aggravante apre per Parolisi la possibilità di accedere alle attenuanti generiche, come chiesto dai suoi difensori Nicodemo Gentile e Valter Biscotti, che si aspettano una condanna "sotto i 20 anni": "Ci sono tutti gli elementi per concedergli le attenuanti generiche come il fatto che sia un giovane, incensurato e militare irreprensibile". 

Di opposto parere il sostituto procuratore generale Giancarlo Costagliola, che ha invece sollecitato che all'ex caporalmaggiore dell'Esercito non vengano concesse le attenuanti generiche. 

La morte di Melania - Carmela Melania Rea fu uccisa il 18 aprile del 2011 a 29 anni. Il suo corpo fu ritrovato dopo due giorni sul Colle San Marco di Ascoli Piceno. Era stato lo stesso Parolisi a lanciare l'allarme e a far scattare le ricerche. 

Il 26 ottobre del 2012 il Tribunale di Perugia condannò l'ex militare all'ergastolo. Pena ridotta a 30 anni dalla Corte d'Appello la cui sentenza, però, è stata annullata con rinvio dalla Cassazione.


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