Francavilla Fontana (Brindisi), Antonio Rizzo, 28 anni e un probabile complice hanno dato fuoco al negozio della compagna dello stesso Antonio Rizzo che è morto durante l'esplosione. I carabinieri hanno arrestato il presunto complice della vittima, Saverio Candita di 27 anni, con l'accusa di incendio doloso.
martedì 30 settembre 2014
Ritrovato sul Monte Bove il corpo del runner perugino Danilo Riccini
Ritrovati i resti del corpo di Danilo Riccini, il suo caso è stato seguito da "Chi l'ha visto?"
I resti del corpo di Danilo Riccini, il runner umbro scomparso da oltre due anni, sono stati trovati ieri in località Punta Anna, sul Monte Bove (Macerata).
I suoi famigliari lo avevano cercato anche attraverso la trasmissione"Chi l'ha visto?".
Per l'ufficialità manca ancora l'esame del Dna.
Jesi, mamma da 4 giorni si getta dalla finestra dell'ospedale e muore
Una donna di 36 anni si è gettata dalla finestra dell'ospedale di Jesi. Probabile una forte depressione post partum
Si è lanciata dal terzo piano dell'ospedale "Murri" di Jesi, in provincia di Ancona, la donna di 36 anni che aveva partorito 4 giorni fa. Aveva vissuto una gravidanza serena e non c'erano state complicazioni durante il parto. Si ipotizza una forte depressione post partum.
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60035 Jesi AN, Italia
Omicidio di Garlasco: Chiara Poggi è stata colpita con un martello ed è morta in pochi minuti
In base ad una nuova perizia è stata ricostruita la scena del delitto
Novità sull'omicidio di Garlasco in cui, il 13 agosto 2007, fu uccisa Chiara Poggi. L'unico indagato è il fidanzato di allora Alberto Stasi. Secondo una nuova perizia, l'omicidio sarebbe durato pochi minuti e non decine di minuti come sostenuto nel processo di primo grado. Inoltre è emerso che Chiara è stata uccisa vicino all'ingresso, quindi appena l'assassino è entrato in casa. Sarebbe stata colpita con un'arma simile ad un martello. Ancora rimane il dubbio sul come abbia fatto Alberto Stasi a non sporcarsi le scarpe di sangue, secondo la perizia sarebbe quasi impossibile. Altro indizio su cui bisogna ancora far luce, è quello sui graffi sul braccio di Alberto Stasi. Tutti questi indizi non fanno che aumentare i sospetti su Alberto Stasi.
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27026 Garlasco PV, Italia
Borgaro, tentato sequestro del bambino, il padre:"Ho inventato tutto"
Alex Giarrizzo, il padre che avrebbe sventato un tentativo di rapimento del figlio di 3 anni, si è inventato tutto. Dopo essere stato interrogato a lungo dai carabinieri, l'uomo ha confessato di essersi inventato tutto. A far sorgere il dubbio ai carabinieri è stato il riconoscimento attraverso le foto segnaletiche di un uomo che è in carcere già da tempo e messo alle strette ha confessato. E' stato denunciato per procurato allarme.
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Ubicazione:
10071 Borgaro Torinese TO, Italia
lunedì 29 settembre 2014
Roma, trovato cadavere in via Quattro Venti
Una telefonata anonima è giunta questa notte ai carabinieri segnalando la presenza di un cadavere in via Quattro Venti. L'uomo di origine asiatica è di un'età di circa 20/25 anni. Ad una prima ispezione, l'uomo presenta diverse ferite da arma da taglio nella zona addominale. Vicino al morto sono state trovate bottiglie e lattine vuote e ciò lascia presupporre ad una lite tra senza fissa dimora.
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Roma, Italia
Borgaro, uomo tenta di rapire 2 bambini alla festa patronale
A Borgaro Torinese mentre si svolgeva la festa patronale dedicata ai Santi Cosma e Damiano, un uomo ha tentato di rapire 2 bambini
Durante la fiera del paese un uomo ha tentato di rapire 2 bambini che causa la folla erano stati persi di vista dai genitori mentre giocavano. Dopo un attimo di panico, uno dei bambini è stato trovato ed ha riferito che l'altro bambino stava andando "via con un signore". Scattato l'allarme il padre del bambino ha notato l'uomo con il suo bambino e lo ha inseguito, l'uomo vistosi scoperto si è dato alla fuga con un complice che lo attendeva su un auto, una Renault 19 di colore grigio.
Per fortuna tutto è finito bene e i bambini hanno potuto riabbracciare i loro genitori.
Sono in corso le indagini dei carabinieri.
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10071 Borgaro Torinese TO, Italia
sabato 27 settembre 2014
Piacenza, prosciolto il padre che dimenticò il figlio in auto
Secondo il gip, quando Andrea Albanese dimenticò il figlio Luca di due anni in auto, trovato poi morto, non era in grado di intendere e volere
Nel giugno 2013, Andrea Albanese dimenticò in auto il figlio di due anni Luca per tutto il giorno sotto il sole rovente. Andrea Albanese doveva portare il figlio a scuola prima di andare a lavorare ma lo dimenticò in macchina.L'allarme venne dato dal nonno quando il pomeriggio si recò all'asilo per prendere il bambino e seppe dalle maestre che il bambino quella mattina all'asilo nonci era andato. Dopo un giro di telefonate si arrivò alla conclusione che il bambino era ancora con il padre ma ormai era tropo tardi, il bambino morì per asfissia.
Da due perizie psichiatriche è emerso che Andrea Albanese fu colto da amnesia dissociativa.
Il gip di Piacenza, Elena Stoppini ha accolto le richieste della difesa di non processare l'uomo.
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Piacenza PC, Italia
Storie maledette, puntata del 27 settembre 2014, Rai tre ore 23.30
Vissi d'arte, vissi d'amore
Mario Del Monaco, il più grande tenore di tutti i tempi
A indossare quel nome - o meglio a indossare quel cognome, sia pure per interposto marito - una bellissima donna, Daniela Werner, rossa, tedesca, statuaria, cantante lirica di solide speranze. Trent’anni all’epoca dei fatti, Daniela è moglie di Claudio Del Monaco, figlio del celebre tenore.
Regista e agente teatrale, talent scout nel millieu della lirica, Claudio Del Monaco, che ha 30 anni più di Daniela, se ne innamora pazzamente. E la sposa. Matrimonio, accanitamente contrastato dall’intero nucleo familiare Del Monaco, convinti tutti che la bella Daniela abbia ammaliato Claudio solo per sfruttarne cognome e conoscenze; solo per sfondare nel mondo della lirica. Anche se lei, la bella Daniela, giurava di bruciare di passione per il maturo sposo.
Convinto del luminoso talento di Daniela - che ha una vibrante voce da soprano - l’innamorato Claudio rinunzia a ogni suo prestigioso incarico, e impegna tutto se stesso per aprire alla bella moglie le porte del difficile universo della lirica. Restano chiuse, quelle porte, per Daniela Werner Del Monaco, malgrado anche il cognome illustre possa essere garanzia di qualità.
Senza lavoro, senza ingaggi, ridotti alla fame, Claudio e Daniela Del Monaco consumano le notti sulle panchine delle stazioni ferroviarie del Trevigiano. Consumano quei giorni di miseria, raccogliendo le briciole nella folla dei centri Commerciali. Una rovinosa discesa agli inferi che porta Daniela ai confini con la follia.
Il 28 Dicembre 2011, due coltellate al cuore che lei vibra con disperazione, riducono il marito, Claudio Del Monaco, in fin di vita.
Lui si salva. Lei, riconosciuta dal Tribunale di Venezia inferma di mente all’atto del terribile gesto, viene condannata a 5 anni di reclusione, ridotti in Appello a 2 anni, da scontare in un Ospedale Psichiatrico Giudiziario.
È nell’Ospedale Psichiatrico Giudiziario di Castiglione delle Stiviere (Mn) che Franca Leosini intervista in esclusiva Daniela Werner Del Monaco: un’intervista emozionante, straordinaria, nel corso della quale la dirompente protagonista ripercorre quella sua favola triste, disperata ma densa anche di speranza.
Roma, uomo uccide la moglie e un uomo in ascensore
Il duplice omicidio è avvenuto in zona Cinecittà,in una sede dell'Inps. Mario Micucci accecato dalla gelosia ha accoltellato i due e poi ha chiamato i carabinieri
Mario Micucci, un dipendente dell'Inps, ha ucciso la moglie Daniela Nenni e il suo presunto amante Alessandro Santoni nell'ascensore dell'ufficio.
L'uomo accecato dalla gelosia ha colpito le vittime più volte con un coltello e dopo aver sfogato l'ira ha chiamato i carabinieri e ha confessato. La coppia aveva cinque figli e Micucci non sopportava il tradimento. All'arrivo delle forze dell'ordine, Micucci era in piedi davanti alle vittime ancora con il coltello in mano e sporco di sangue.
Non ci sarebbero testimoni del duplice omicidio avvenuto forse al termine di una lite.
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Roma, Italia
Usa, decapita una donna in Oklahoma:"Voleva convertire i colleghi all'Islam"
L'omicidio è avvenuto a Moore, cittadina a 16 chilometri da Oklahoma City
Alton Alexander Nolen, 30 anni, era stato licenziato ieri dall'azienda di prodotti alimentari Vaughan Foods. Nolen, che di recente si era convertito all'Islam è andato via molto arrabbiato ed è tornato poco dopo armato di coltello, ha colpito la prima persona che si è trovato davanti, Coleen Hufford, 54 anni, l'ha colpita alla gola talmente forte che le ha mozzato la testa. Si è poi accanito su un'altra ex collega, Traci Johnson, 43 anni, colpendola più volte. A questo punto, allertato dalle urla è intervenuto la guardia giurata che ha sparato contro Nolen che è stato trasportato in ospedale e non è in gravi condizioni.
Al momento non ci sono prove che la tragedia sia collegata al terrorismo islamico.
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Ubicazione:
Oklahoma City, Oklahoma, Stati Uniti
venerdì 26 settembre 2014
Jozef Wesolowski in carcere per pedofilia
Nel computer dell'ex arcivescovo centomila foto hard e video con minori
E' una galleria dell'orrore quella trovata nel computer di Jozef Wesolowski, l'arcivescovo polacco arrestato su indicazione di Papa Francesco per pedofilia. Sul pc dell'ex nunzio sono stati trovati oltre 100mila i file a sfondo sessuale, ai quali si aggiungono più di 45mila immagini cancellate. Un archivio diviso in quattro volumi e contenente circa 130 video e più di 86mila fotografie con minori, immagini scaricate da Internet e fotografie che le stesse vittime erano state costrette a scattare. Questo è quanto è stato scovato sul computer del Vaticano, il resto era sul portatile personale che Wesolowski usava quando si spostava. Wesolowski però potrebbe non aver agito da solo: il sospetto è che faccia parte di un sistema internazionale di dimensioni maggiori. Wesolowski pare fosse molto ordinato nella gestione del suo archivio, diviso per genere, con decine di file in cui bambine sono protagoniste di prestazioni erotiche, ma la predilezione era per i maschi. Wesolowski si è giustificato dicendo di poter chiarire "la mia posizione, spiegare l'errore".
Non ho parole.
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Quarto Grado, anticipazioni della puntata del 26 settembre 2014
Roberta Ragusa, Chiara Poggi, Elena Ceste, Yara Gambirasio e Guerrina Piscaglia
Questa sera a Quarto Grado, condotto da Gianluigi Nuzzi e Alessandra Viero, ore 21,15, Rete 4, il tema centrale sarà sul caso Chiara Poggi e sul suo presunto assassino Alberto Stasi.
Si parlerà inoltre degli ultimi aggiornamenti sul caso Yara Gambirasio, dopo il deposito del ricorso dei legali di Massimo Bossetti e della conclusione dell'indagine sull'omicidio di Roberta Ragusa.
giovedì 25 settembre 2014
Tragedia a Fiano Romano, bimba azzannata e uccisa dal suo cane
Bambina di tre anni aggredita dal pastore tedesco di famiglia
E' morta nella notte al Policlinico Sant'Andrea la bambina di tre anni uccisa dal cane della sua famiglia, un pastore tedesco di nove anni. Il cane l'ha morsa sul collo, sulle braccia e sulla testa.
La piccola è arrivata all'ospedale in arresto cardiocircolatorio ed è morta nella notte. Secondo la ricostruzione, la bambina si è avvicinata al recinto del cane in un momento di distrazione del padre il quale sentendo rumori è corso in giardino ma troppo tardi. Il cane è stato preso in custodia dal personale della Asl e non si esclude che venga abbattuto.
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mercoledì 24 settembre 2014
Chi l'ha visto? Anticipazioni della puntata del 24 settembre 2014
Roberta Ragusa, Yara Gambirasio, Guerrina Piscagli
Nuovo appuntamento con Chi l'ha visto stasera 24 Settembre 2014. Scopriamo insieme le anticipazioni sui casi di cui si occuperà Federica Sciarelli stasera a Chi l'ha visto con le ultime notizie. Tre casi al centro della puntata di stasera: Yara Gambirasio, Guerrina Piscaglia e Roberta Ragusa. Non mancheranno gli appelli dei nuovi scomparsi, le telefonate e le segnalazioni in studio per nuove storie e ospiti importanti sui casi. Partiamo da Guerrina Piscaglia. Ci sono due nuovi testimoni che a Chi l'ha visto hanno raccontato di aver visto Guerrina il primo maggio poco dopo essere uscita di casa davanti alla parrocchia di Ca Raffaello. Gli inquirenti hanno preso in esame anche la testimonianza della donna che settimana scorsa a Chi l'ha visto aveva raccontato di aver incontrato don Gratien nei pressi della casa di Guerrina proprio nel giorno della scomparsa. C'è un nesso tra i due?
Importanti novità anche per il caso di Roberta Ragusa. Il pm Aldo Mantovani ha firmato l'avviso di chiusura delle indagini per Antonio Logli. Al momento l'unico indagato è il marito di Roberta, accusato di omicidio volontario e soppressione di cadavere. Ora è tutto nelle mani dell'avvocato di Logli Roberto Cavani che potrà intercedere per il suo assistito. Logli potrà presentare memorie, produrre documenti, chiedere il compimento di altri atti di indagine, rilasciare dichiarazioni e soprattutto difendersi dalle accuse. La procurà chiederà il rinvio a giudizio e l'udienza preliminare potrebbe svolgersi a fine anno o nei primi mesi del prossimo.
Yara Gambirasio ultime notizie. "Una logica prettamente scientifica, che tenga conto dei non pochi parametri che si è cercato di sviscerare in questa sede, non consente di diagnosticare in maniera inequivoca le tracce lasciate da Ignoto 1 sui vestidi di Yara": è una parte della relazione dei Ris appena resta nota, che potrebbe aprire le porte del carcere al presunto assassino Massimo Giuseppe Bossetti. Non c'è certezza del Dna e i legali di Bossetti possono presentare una nuova istanza di scarcerazione, negata nelle settimane scorse. Regna l'incertezza in questo caso e Federica Sciarelli stasera cercherà di far luce su alcuni aspetti controversi. Appuntamento alle 21 in diretta su Rai 3 con Chi l'ha visto.
Fonte: chilhavisto.rai.it
Delitto di via Poma, i motivi dell'assoluzione di Raniero Busco
Il Dna e il morso non sono attribuibili a Raniero Busco
"Vi è una mancanza di prova che fa cadere la certezza della presenza dell'imputato sul luogo del delitto al momento del delitto".
Questa la motivazione per l'assoluzione di Raniero Busco accusato dell'omicidio di Simonetta Cesaroni.
Nella motivazione si legge che ci sono ancora "punti oscuri che sono rimasti non spiegati,tra i quali l'agenda di Pietro Vanacore tra gli effetti personali di Simonetta Cesaroni trovati sul luogo del delitto".
Vanacore era il portiere dello stabile in cui fu uccisa Simonetta Cesaroni. Vanacore si è suicidato il 9 marzo 2010. Per quanto riguarda il Dna e il morso si legge ancora:"si dimostra la insostenibilità della sua attribuzione a Busco e dell'origine salivare del Dna presente sui capi di vestiario repertati".
Raniero Busco, che all'epoca era fidanzato con la Cesaroni, nel 2011 era stato condannato in primo grado a 24 anni di reclusione per omicidio aggravato. La Corte d'Assise d'Appello ha poi assolto l'uomo, nel 2012, per non aver commesso il fatto.
martedì 23 settembre 2014
Roberta Ragusa, dopo 3 anni di inchiesta chiuse le indagini sul marito
L'uomo è accusato di omicidio volontario e soppressione di cadavere
Il pubblico ministero Aldo Mantovani, ha chiuso le indagini nei confronti di Antonio Logli, il marito di Roberta Ragusa, la donna scomparsa nel gennaio 2012 a San Giuliano Terme (Pisa). Antonio Logli è accusato di omicidio volontario e soppressione di cadavere. L'udienza preliminare potrebbe svolgersi entro la fine dell'anno.
Brescia, donna uccisa a coltellate in casa, si cerca il marito tunisino
Il corpo della donna è stato trovato dalla madre. Sospettato dell'omicidio il convivente, un tunisino di 36 anni che sarebbe già fuggito in Tunisia.
Il corpo di Daniela Bani, 30 anni, è stato trovato in una pozza di sangue dalla madre. Daniela è stata massacrata da almeno 20 coltellate inflitte con un coltello da cucina. Del compagno della donna, un tunisino di 36 anni, nessuna traccia. Daniela aveva due figli di 5 e 7 anni, ora affidati ai nonni.
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sabato 20 settembre 2014
Bologna, uccisa e nascosta nel freezer
Condannato a 30 anni il fidanzato
Giulio Caria, 35 anni, è stato condannato a 30 anni di carcere per l'omicidio della fidanzata, Giulia Caramazza. Non è stata accolta la richiesta dell'ergastolo avanzata dal pm Gabriella Tavano.
Storie maledette, sabato 20 settembre ore 23:20
Quando Stefania ha il cuore di tenebra - seconda parte
Secondo appuntamento di Storie Maledette dedicato a una vicenda umana e giudiziaria che non ha precedenti, destinata a fare storia, per un duplice motivo: perché è la prima volta che, in Italia, in un Processo, entrano, con peso determinante per la definizione della pena, le Neuroscienze. Vale a dire, quelle tecniche di accertamento che consentono di studiare aree del cervello che regolano funzioni specifiche del comportamento: nel caso in questione, aree del cervello preposte a istinti aggressivi e criminosi. Perché è la prima volta che, chi si è reso protagonista di una “maledetta storia”, rivela in una trasmissione televisiva quello che nel corso del Processo aveva taciuto, dichiarando di non ricordare; dichiarando di non sapere: i delitti commessi; la loro modalità; il movente alla radice di quei delitti.
Ventisei anni nel 2009 all’epoca dei fatti, famiglia di imprenditori del comasco, Stefania Albertani, geometra, anche lei imprenditrice, ragazza di straordinaria intelligenza, è sinistramente abitata da una doppia identità. Un alter ego in incognito che la possiede, la domina, a sua insaputa determina e guida le sue azioni. Anche le più feroci, anche le più scellerate. Condannata a 20 anni di reclusione più tre di Ospedale Psichiatrico Giudiziario, Stefania Albertani - che attualmente sconta la pena nell’OPG di Castiglione delle Stiviere (Mn) - rivela a Franca Leosini come e perché ha ucciso la sorella e ne ha incendiato il corpo; rivela come e perché ha tentato di uccidere i genitori dando fuoco alla loro macchina; rivela a Franca Leosini come e perché ha strangolato la madre che – in extremis – è stata salvata, malgrado Stefania ne avesse già affidato al fuoco il corpo straziato.
Fonte: storiemaledette.rai.it
Fonte: storiemaledette.rai.it
venerdì 19 settembre 2014
Quarto Grado, anticipazioni puntata del 19 settembre 2014
Yara Gambirasio, Elena Ceste e Chiara Poggi
Massimo Bossetti rimane in carcere per "gravi indizi di colpevolezza" e "pericolo di reiterazione del reato". Il giudice ha respinto l'istanza di scarcerazione dell'unico indagato per l'omicidio di Yara Gambirasio. Perché il Gip considera "incoerenti" le sue dichiarazioni? Quali tasselli mancano per arrivare alla verità?
Dagli ultimi aggiornamenti sul caso di cronaca - che, tra innocentisti e colpevolisti, tiene desta l'attenzione dell'opinione pubblica dallo scorso 16 giugno (giorno del fermo di carpentiere di Mapello) - parte la nuova puntata di "Quarto Grado", in onda venerdì 19 settembre, alle ore 21.15, su Retequattro.
Dopo aver mostrato in esclusiva le foto di Alberto Stasi in caserma il giorno dell'omicidio di Chiara Poggi, Gianluigi Nuzzi e Alessandra Viero tornano sul delitto di Garlasco. A chi appartiene il Dna maschile trovato sotto le unghie della giovane? L'impronta sul sangue di Chiara coincide con la suola di un paio di scarpe appartenenti all'imputato?
Elena Ceste avvistata a Tenerife. È lei, la madre scomparsa da Costigliole d'Asti, la donna ritratta in una foto che una telespettatrice ha inviato in diretta alla redazione di "Quarto Grado"? Il settimanale a cura di Siria Magri cerca di fare chiarezza.
Sara Scazzi, il 14 novembre il processo d'appello
Fissata la data per l'inizio del processo di secondo grado davanti alla corte d'Assise d'appello di Taranto. In primo grado erano state condannate all'ergastolo Cosima Serrano e Sabrina Misseri, otto anni a Michele Misseri.
Il processo d'appello per l'omicidio Sara Scazzi inizierà il 14 novembre.
Sabrina Misseri e Cosima Serrano erano già state condannate all'ergastolo il 20 aprile del 2013 dalla corte d'Assise di Taranto. Michele Misseri, zio della vittima che da tre anni si proclama autore del delitto, è stato condannato ad otto anni per soppressione di cadavere. Carmine Misseri e Cosimo Cosma (poi deceduto), fratello e nipote di Michele Misseri, sono stati condannati a sei anni per aver aiutato Michele Misseri a nascondere il cadavere. Anche il primo avvocato di Sabrina Misseri, Vito Russo, è stato condannato a due anni per intralcio alla giustizia.
Yara Gambirasio, sorella di Bossetti aggredita da tre uomini
Aggredita nel garage di casa, calci e pugni: "tuo fratello è un assassino". Ricoverata
Questo sarebbe il terzo episodio di violenza nei confronti di Letizia Laura Bossetti, gemella di Massimo Bossetti.
La donna è stata avvicinata da tre uomini mentre stava salendo in auto nel garage del condominio dove abitano i genitori.E' stata poi presa a calci e pugni fino alla perdita dei sensi. E' stata portata al pronto soccorso del Policlinico di Ponte San Pietro dove ha trascorso il pomeriggio.
giovedì 18 settembre 2014
Anna Esposito: l'indagato è il giornalista Rai Luigi di Lauro
Ha ora un nome la persona che qualche giorno fa è finita sul registro degli indagati in relazione alla morte del dirigente Digos Anna Esposito, trovata cadavere il 12 marzo 2001 nel suo appartamento all’interno della caserma Zaccagnino di Potenza.
Yara: il cognato di Bossetti:"Quel giorno era sul luogo del rapimento"
Il fratello di Marita Comi, moglie di Massimo Bossetti, ha rilasciato una dichiarazione che rischia di compromettere la posizione del cognato. Bossetti, sostenuto dalla moglie, ha sempre asserito di essere stato a casa il giorno del rapimento ma il cognato racconta ben altra storia.
Massimo Bossetti ha sempre dichiarato che il giorno della scomparsa di Yara si trovava nella sua abitazione, alibi confermato anche dalla moglie Marita Comi. Ma è proprio dal fratello di Marita che viene fuori un'altra versione: Bossetti gli avrebbe confessato che quel giorno si trovava sul luogo del delitto.
mercoledì 17 settembre 2014
Anna Esposito, si indaga per omicidio
Indagava sul caso Claps
Anna Esposito, dirigente Digos della questura di Potenza, venne trovata strangolata con una cintura legata alla maniglia del bagno all'interno della sua stanza nella caserma Zaccagnino della Polizia di Stato a Potenza. Era il 12 marzo 2001 e Anna Esposito aveva 35 anni.
Il caso fu archiviato come suicidio ma ora nel registro degli indagati è stata iscritta una persona, di cui ancora non si conosce il nome, con l'accusa di omicidio.
Due sono le ipotesi sulle quali lavorano gli investigatori, la prima riguarda alcune scoperte da parte della dirigente Digos di alcuni particolari sull'assassinio di Elisa Claps, la ragazza scomparsa nel 1993 e ritrovata morta nel 2010 nel sottotetto di una chiesa a Potenza. La seconda ipotesi fa riferimento ad una pista passionale.
Tortona: uccide la sorella a fucilate per l'eredità
Un 73enne ha sparato 4 colpi poi ha chiamato i carabinieri "Venite, ho giustiziato mia sorella"
Questa mattina a Tortona in provincia di Alessandria, Carlo Garrone, un agricoltore di 73 anni, ha ucciso a fucilate la sorella Michela, maestra in pensione di 69 anni poi si è autodenunciato ai carabinieri dicendo di aver "giustiziato" la sorella. L'omicidio è avvenuto nel cortile che separa le due case in cui vivevano Carlo e Michela Garrone. Dietro alla tragedia ci sarebbero dissidi legati all'eredità. Questa mattina alle 9 mentre la sorella stava per salire sull'auto, Garrone ha fatto fuoco 4 volte con il fucile da caccia. Dopo l'esecuzione, Garrone ha chiamato i carabinieri:"Venite ho giustiziato mia sorella".
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martedì 16 settembre 2014
Strage di Erba, è morto Frigerio
È stato il supertestimone nel processo contro Olindo Romano e Rosa Bazzi, entrambi condannati per aver ucciso 4 persone
E' morto la scorsa notte Mario Frigerio, l'unico sopravvissuto della strage di Erba in cui l'11 dicembre 2006 morirono quattro persone tra cui la moglie Valeria Cherubini. Frigerio, 73 anni, era malato da tempo. L’uomo, che nella strage dell’11 dicembre 2006 perse la moglie, Lucia Cherubini, si salvò nonostante venen ferito gravemente alla gola. E' stato l’unico testimone dell’accusa nel processo terminato con una condanna definitiva per i coniugi Olindo Romano e Rosa Bazzi. I due sono stati ritenuti responsabili della morte di 4 persone, tra queste un bambino di due anni. I funerali di Mario Frigerio si terranno domani a Montorfano e la salma verrà tumulata nel cimitero del paese, dove già riposa la moglie Valeria.
Leonarda Cianciulli, la saponificatrice di Correggio
“Tagliai qui, qui e qui: in meno di 20 minuti tutto era finito, compresa la pulizia. Potrei anche dimostrarlo ora”. Così nel 1946 la “saponificatrice di Correggio”, al secolo Leonarda Cianciulli, dichiarò in tribunale di essere disposta a far vedere come si fa a pezzi un cadavere in poche mosse. I tre delitti di cui era accusata li aveva confessati senza battere ciglio e con la stessa freddezza aveva dichiarato di aver sezionato le sue vittime e di averne fatto sapone e dolcetti.
Quella dimostrazione non fu mai autorizzata, anche se la leggenda vuole che all’imputata fosse stato fornito dal giudice il corpo senza vita di un vagabondo da smembrare. E che lei l’avrebbe fatto senza scomporsi. «In realtà è solo un mito nato attorno alla figura della Cianciulli, di cui non si trova conferma nella documentazione ufficiale» spiega Augusto Balloni, neuropsichiatra e docente di Criminologia all’Università di Bologna, che ha coordinato la più recente e approfondita ricerca sulla prima serial killer italiana del Novecento, presentata in un libro di prossima pubblicazione intitolato Soda caustica, allume di rocca e pece greca (Minerva) dagli ingredienti con cui la donna bolliva le sue vittime per ottenerne saponette.
Il team di esperti è tornato sulla scena del crimine a 70 anni da quei delitti,per sfatare i falsi miti nati attorno a questa vicenda e riaprire un caso che continua a fare scalpore. «Per scavare nella mente della Cianciulli siamo partiti dal suo lungo memoriale, 800 pagine scritte di suo pugno durante la permanenza all'ospedale psichiatrico giudiziario di Aversa(Ce). Ma abbiamo analizzato anche la sentenza di condanna, la trascrizione degli interrogatori e le tante lettere della donna. Questo materiale ci ha consentito di tracciare un profilo criminologico completo» spiega Balloni.
Prima di tutto, però, i fatti. Leonarda Cianciulli era originaria di Montella (Av), in Irpinia. Ma nel 1930, a 37 anni, era stata costretta a salire al Nord, marito e quattro figli al seguito, dopo che un disastroso terremoto aveva raso al suolo la loro casa. Avevano messo radici a Correggio, un paesotto in provincia di Reggio Emilia dove Leonarda si era subito rimboccata le maniche. Si era così rifatta una vita, conquistandosi da sola (il marito a un certo punto aveva alzato i tacchi per sempre) una certa fama e una discreta posizione sociale grazie al commercio casalingo di abiti usati e all’attività di maga che leggeva il futuro e toglieva il malocchio.
Prima di tutto, però, i fatti. Leonarda Cianciulli era originaria di Montella (Av), in Irpinia. Ma nel 1930, a 37 anni, era stata costretta a salire al Nord, marito e quattro figli al seguito, dopo che un disastroso terremoto aveva raso al suolo la loro casa. Avevano messo radici a Correggio, un paesotto in provincia di Reggio Emilia dove Leonarda si era subito rimboccata le maniche. Si era così rifatta una vita, conquistandosi da sola (il marito a un certo punto aveva alzato i tacchi per sempre) una certa fama e una discreta posizione sociale grazie al commercio casalingo di abiti usati e all’attività di maga che leggeva il futuro e toglieva il malocchio.
«La Cianciulli era una leader nata» spiega Roberta Bisi, docente di Sociologia giuridica, della devianza e del mutamento sociale all’Università di Bologna, che ha tracciato un profilo psicanalitico della criminale. «E una donna accattivante, che col suo fascino puntava a esercitare un controllo assoluto su chi la circondava, ridotto a mero “oggetto” da sfruttare. Le uniche soddisfazione le derivavano dalle sue manie di grandezza e dalla deferenza che le riservavano gli altri».
Dietro quella facciata di donna a modo, tra il 1939 e il 1940 Leonarda maturò il suo spietato piano criminale. Una dopo l’altra, attirò in casa sua tre donne, sole e anziane, lusingandole con la promessa di una nuova vita lontano da lì, si fece firmare una procura con cui poteva vendere tutti i loro beni (e intascare i soldi ricavati) e le fece fuori a colpi di accetta per poi saponificarne i corpi. Nessuno avrebbe cercato quelle povere donne: la Cianciulli le aveva convinte a scrivere cartoline rassicuranti ai parenti, in cui annunciavano una partenza senza ritorno. Ma quale fu il movente? Il denaro? Pura follia omicida? Per capirlo conviene cominciare dalla fine, ovvero dal processo.
La Cianciulli salì sul banco degli imputati solo nel 1946. Era già stata arrestata qualche mese dopo l’ultimo delitto, avvenuto nel novembre del 1940, quando una parente dell’ultima vittima, nient’affatto convinta dalla cartolina d’addio, aveva insistito perché fosse fatta luce su quella sparizione. Ma il processo era stato ritardato a causa dello scoppio della Seconda guerra mondiale.
Dopo l’arresto Leonarda fu sottoposta a perizia psichiatrica da un importante medico dell’epoca, Filippo Saporito, docente all’Università di Roma e direttore del manicomio criminale di Aversa. «Saporito giudicò la donna affetta da psicosi isterica e totalmente inferma di mente. La sezione istruttoria della Corte di appello di Bologna accusò invece lo psichiatra di essersi fatto “stregare” e ritenne la criminale pienamente imputabile» precisa Balloni «Alla fine la donna fu dichiarata “solo” seminferma di mente e colpevole di triplice omicidio. Fu condannata a 30 anni di reclusione preceduti da tre anni di ricovero in una casa di cura: si trattò di una sentenza innovativa, anche rispetto a oggi. Prima della galera la Cianciulli fu infatti affidata alle cure mediche: di fatto entrò in manicomio e non ne uscì più. Vi morì nel 1970, alla soglia dei 78 anni».
Che cosa c’era, dunque, nella mente di Leonarda? «Il suo delirio criminale scattò poco prima della guerra, quando i suoi due figli maschi più grandi, tra cui il prediletto Giuseppe, furono dichiarati idonei alla leva. Il terrore di vederseli strappar via, per rischiare la vita sul fronte, causò il black-out mentale» risponde Balloni.
La Cianciulli aveva un rapporto ossessivo coi 4 figli, gli unici sopravvissuti dei 14 che aveva dato alla luce, dopo aver iniziato ben 17 gravidanze. «A quel punto scattò in lei l’idea del salvataggio dei figli in cambio del sacrificio umano di altre anime innocenti» spiega Raffaella Sette, sociologa criminale all’Università di Bologna e grafologa, che ha esaminato il carteggio tra la Cianciulli e il figlio maggiore Giuseppe, anche lui coinvolto nella vicenda per concorso in omicidio con la madre ma scagionato per insufficienza di prove. «La Cianciulli era stata fin da piccola estremamente suggestionabile: era cresciuta circondata da maghe e chiromanti che, a suo dire, le avevano predetto un futuro pieno di sciagure». Una maledizione su tutte l’avrebbe segnata: quella di una zingara (o forse della stessa madre, da cui si era sempre sentita rifiutata) secondo cui avrebbe avuto sì dei figli, ma li avrebbe visti morire tutti.
A suggerirle una via di uscita sarebbe stata, a suo dire, una Madonna nera che le era apparsa in sogno chiedendole vite umane di “innocenti” in cambio di quelle dei suoi figli. «La superstizione di cui era intrisa la sua mentalità aveva deformato la sua visione della realtà tanto da renderla una donna amorale, incapace di distinguere il bene dal male» continua Sette. Uccidere, nell’ordine, Faustina Setti (73 anni), Francesca Soavi (55) e Virginia Cacioppo (59) non le sembrò poi così aberrante, se sull’altro piatto della bilancia c’era il sangue del suo sangue.
«Il suo memoriale rivela anche che Leonarda aveva una doppia personalità» aggiunge Roberta Bisi. «Parlava di sé alternativamente come di Nardina (la chiamava così la madre) o di Norina (soprannome datole dal padre). La prima era la madre che soffriva, la seconda la donna che agiva». Nardina-Norina non temette di sporcarsi le mani per difendere i suoi figli, e non se ne fece mai un cruccio: “Non ho ucciso per odio o per avidità, ma solo per amore di madre” disse nelle sue memorie, che intitolò Confessioni di un’anima amareggiata.
Davvero Leonarda Cianciulli trasformò le sue vittime in saponette? Alcuni periti al processo del 1946 dubitarono che fosse riuscita da sola a squartare corpi pesanti almeno 70 kg e che fosse riuscita a saponificarli con la soda caustica. «La descrizione circostanziata che si legge nel memoriale lascia in realtà pochissimo spazio ai dubbi» spiega Augusto Balloni. «Le perizie scientifiche, poi, accertarono la presenza, nel pozzo nero che la criminale aveva in casa, di frammenti ossei umani modificati da un processo chimico compatibile con quello della saponificazione» aggiunge Cecilia Monti, che nel team di Balloni ha analizzato gli aspetti scientifico-forensi del caso.
«Le perplessità riguardano piuttosto il fatto che la saponificazione fosse avvenuta all’insaputa di tutti e che poi quelle saponette fossero state usate davvero, come si dice spesso» spiega Monti.
A quel tempo in campagna il sapone si otteneva facendo bollire nella soda caustica gli scarti del maiale (ossa e cartilagini): un procedimento che si svolgeva all’aperto a causa del fetore che produceva. «Possibile che il figlio Giuseppe, come dichiarò, avesse confuso l’odore nauseabondo del pentolone materno con quello della fogna? Quanto alle saponette, forse se ne sbarazzò un po’ per volta, senza doverle usare».
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