mercoledì 26 luglio 2017

Roma, lo scandalo delle partecipate: 3mila lavoratori assenti ogni giorno

Tra malattie e permessi resta a casa il 12,6% dei dipendenti totali. Record negativo per Ama, la municipalizzata dei rifiuti

Roma, lo scandalo delle partecipate: 3mila lavoratori assenti ogni giorno

Ogni giorno nella galassia delle società partecipate al 100% del Comune di Roma sono quasi 3mila (su 22.700) gli addetti assenti sul posto di lavoro. Conti alla mano, ferie e riposi settimanali esclusi, si tratta di quasi il 12,6 per cento dei dipendenti. Restano sguarniti i turni di bus, netturbini o impiegati non solo per malattie e permessi legati alla 104, ma anche grazie a fantasiose licenze, come quelle per andare a messa o per fare il trasloco.

Come riporta Il Messaggero, sul gradino più alto dell'inglorioso ranking dell'assenteismo c'è Ama, la municipalizzata dei rifiuti, che nell'ultimo report trimestrale sulle assenze "vanta" un 14,9%. A seguire Aequa Roma, l' "Equitalia" del Campidoglio: qui si assenta il 14,2% dei dipendenti. All'Atac, l'azienda dei trasporti pubblici romani, il tasso di assenza è invece del 12,1% (il doppio dell'Atm, l'omologa partecipata milanese).

Risorse per Roma, la partecipata che gestisce il patrimonio immobiliare del Comune, i dipendenti fino a un paio di anni fa godevano di 40 ore di permessi l'anno per le visite mediche di nonni, fratelli e nipoti (senza necessità di giustificazione oraria). Permesso abolito dall'attuale presidente e a.d. Massimo Bartoli (che ha rassegnato le dimissioni). Con lui il tasso di assenze della municipalizzata capitolina è sceso ad appena il 4%. Una percentuale pressoché unica nella galassia della aziende del Campidoglio.


Per la pensione è cieco, ma lui legge e guida: 80enne denunciato a Torino

Dovrà rispondere di truffa aggravata allo Stato per oltre 100mila euro


Gli uomini della Guardia di Finanza di Torino lo hanno pedinato e filmato mentre guidava la sua moto ape, coltivava l'orto, riscuoteva la pensione, faceva acquisti nei negozi e leggeva i necrologi. Eppure L.G., ottantenne, originario della provincia di Napoli ma da anni residente a Ciriè, nel Torinese, era stato dichiarato cieco assoluto e, per questo motivo, percepiva indebitamente la pensione di invalidità civile. L'uomo è stato denunciato.

L'anziano dovrà rispondere di truffa aggravata ai danni dello Stato per oltre 100mila euro. Denunciato alla procura della Repubblica di Ivrea, oltre alla restituzione delle somme indebitamente percepite, rischia fino a cinque anni di carcere.

Arrestato dalla polizia Johnny lo zingaro, in fuga dal 30 giugno

Assieme allʼergastolano arrestati anche la compagna e alcuni fiancheggiatori. Gli agenti si sono finti corrieri

Arrestato dalla polizia Johnny lo zingaro, in fuga dal 30 giugno

Gli agenti hanno arrestato Giuseppe Mastini detto Johnny lo zingaroevaso dal carcere di Fossano, in provincia di Cuneo. Lo rende noto la polizia su Twitter. Mastini, 27 anni, bloccato in un appartamento di Taverne d'Arbia, nel Senese, aveva fatto perdere le proprie tracce dal 30 giugno. A carico del 57enne, finito anche nell'inchiesta per la morte di Pasolini, numerosi reati. Fermata dalla polizia anche la complice.

Tradito dall'amore per una donna - E' stato tradito dall'amore per una donna Johnny. Al momento dell'irruzione, l'uomo era in compagnia di Giovanna Truzzi, 58 anni, evasa a sua volta dagli arresti domiciliari che stava scontando a Pietrasanta, in provincia di Lucca.

Quando è stato arrestato Johnny lo Zingaro era a casa della sorella della sua compagna. Lo spiega il Nucleo Investigativo Centrale della Polizia Penitenziaria (Nic). Le indagini hanno permesso di accertare che l'evaso, dopo aver lasciato il penitenziario di Fossano, ha raggiunto Genova con un taxi, spostandosi poi in treno fino al paese di Pietrasanta, dove ha incontrato il suo amore giovanile. Insieme alla donna si è trasferito a Taverna D'Arbia.

Le persone che gli hanno dato appoggio sono state denunciate a piede libero per favoreggiamento.

Nella casa, raccontano i vicini, vivevano nove persone di etnia sinti insieme alla sorella della sua compagna. La famiglia avrebbe abitato nella frazione di Taverne d'Arbia da una decina di anni. Al momento dell'irruzione, le forze dell'ordine non hanno esploso alcun colpo, raccontano ancora i vicini.

Alle sue spalle lo Zingaro ha una lunga scia di sangue dalla fine degli anni Settanta. Era stato coinvolto anche nell'inchiesta sulla morte di Pier Paolo Pasolini. Negli anni Ottanta aveva seminato il terrore a Roma, anche se il suo primo omicidio risale a quando aveva solo undici anni. Il Biondino, altro nome con cui Mastini era conosciuto, era già evaso in precedenza. La prima volta nel 1987, quando approfittò di una licenza premio per buona condotta e si rese protagonista di sanguinose scorribande che impegnarono le forze dell'ordine in una vera e propria caccia all'uomo, tra furti d'auto e rapine, il sequestro di una ragazza, Silvia Leonardi, l'omicidio di una guardia giurata, Michele Giraldi, e il ferimento di un brigadiere dei carabinieri, Bruno Nolfi. Si arrese solo due anni più tardi, nelle campagne di Mentana.

Fonte: tgcom24.mediaset.it

Si riapre il caso del mostro di Firenze: indagato un ex legionario


L'inchiesta sul mostro di Firenze è ancora aperta: la Procura e i carabinieri del Ros battono una nuova pista, che cerca contatti tra un estremista di destra e i personaggi già al centro del processo ai cosidetti "compagni di merende". Un ex legionario è indagato: si tratta di Giampiero Vigilanti, 87 anni, residente a Prato ed originario di Vicchio del Mugello, che ha conosciuto Pietro Pacciani, il sospettato numero uno per i delitti delle otto coppie di fidanzati commessi nelle campagne intorno a Firenze fra il 1968 e il 1985.
Vigilanti fu già perquisito nel settembre del 1985, tre giorni prima della perquisizione in casa di Pacciani. Ma Vigilanti, riporta il Corriere Fiorentino,  non sarebbe il solo indagato in questa nuova inchiesta affidata dalla Procura di Firenze al procuratore capo di Pistoia, Paolo Canessa, l'ex pm fiorentino che da sempre cerca la verità sul mistero del killer delle coppiette massacrate. Sono state passate al setaccio le relazioni di Vigilanti con Pacciani, con un defunto imprenditore di origini tedesche a suo tempo investito dalle indagini e con Salvatore Vinci, ma anche con altri elementi delle destra più estrema. L'ipotesi - scrive l'edizione fiorentina de La Repubblica - è che ci siano stati contatti con la strategia della tensione e con la volontà di aumentare la pressione sulla Procura di Firenze che all'epoca indagava sugli attentati ai treni. 
Assassini e politica I brutali delitti sarebbero stati uno dei fronti della strategia della tensione che ha sconvolto l'Italia dalla fine degli anni Sessanta fino alla metà degli anni Ottant,  tesi che sembra aver acquistato forza durante le più recenti indagini della Procura e dei carabinieri del Ros sulle uccisioni delle otto coppie di fidanzati. Delitti firmati dalla stessa arma, una Beretta calibro 22, dagli stessi proiettili Winchester serie H e, a partire da quello del 1974, dallo strazio dei corpi delle vittime femminili, con asportazioni di lembi di seno e di pube. Delitti che sembrano appartenere a un mondo totalmente estraneo alle trame nere, alle bombe sui treni, alle stragi che hanno segnato quegli stessi anni. In realtà conseguirono lo stesso obiettivo, quello di spargere terrore indiscriminato: perché chiunque poteva essere colpito, i giovani in particolare. Il protagonista della nuova inchiesta è l'ex legionario Giampiero Vigilanti. Cinque anni fa l'avvocato Vieri Adriani, che rappresenta i familiari di Nadine Mauriot, la giovane donna francese uccisa a Scopeti l'8 settembre 1985 con il fidanzato Jean Michel Kraveichvili, ha presentato un esposto, seguito da diverse integrazioni, in cui suggeriva di approfondire una pista già sfiorata oltre 30 anni fa e poi abbandonata. 
I compagni di merende La Procura di Firenze, che non si è mai fermata dopo le condanne definitive di Mario Vanni e Giancarlo Lotti, i "compagni di merende" di Pietro Pacciani morto prima che la giustizia si pronunciasse definitivamente sulle sue responsabilità, ha continuato a indagare, sempre sotto la guida Paolo Canessa, lo storico pm delle indagini sul "mostro", che oggi è procuratore di Pistoia ma che è stato delegato dal procuratore capo di Firenze, Giuseppe Creazzo. La pista di indagine indicata dall'avvocato Adriani conduce all'ex legionario Giampiero Vigilanti, 87 anni, reduce da molte guerre, originario di Vicchio come Pietro Pacciani. Il 16 settembre 1985, pochi giorni dopo il delitto di Scopeti, i carabinieri lo perquisirono "in quanto il predetto, da accertamenti svolti, poteva identificarsi nel noto Mostro di Firenze" (si legge nel verbale dell'epoca). Gli trovarono soltanto molti articoli sulle uccisioni dei fidanzati e sulle prostitute uccise in quegli stessi anni. Poteva essere solo il segno di un interesse morboso e niente più. 
Il legionario e Pacciani Nel novembre del 1994, in seguito a gravi dissidi con un vicino, l'ex legionario fu nuovamente perquisito e in quella circostanza i carabinieri gli trovarono 176 proiettili Winchester serie H non più in produzione dal 1981. Le più recenti indagini sono riservatissime, ma ora l'ex legionario è sotto inchiesta in relazione ai delitti e che sono state passate al setaccio le sue relazioni non soltanto con Pacciani, di cui era conterraneo e quasi coetaneo, non soltanto con un defunto imprenditore di origini tedesche a suo tempo investito dalle indagini e con Salvatore Vinci, già indagato nell'ambito della pista sarda, che abitava nella sua stessa strada, ma anche con altri elementi della destra estrema. Nell'inchiesta risulterebbero anche altri indagati.
Fonte: iltempo.it

venerdì 21 luglio 2017

Roma, morto Pino Pelosi: condannato per lʼomicidio di Pier Paolo Pasolini

Aveva 58 anni. Per anni si era autoaccusato dellʼomicidio dello scrittore, regista e poeta, poi nel 2015 aveva ritrattato

Roma, morto Pino Pelosi: condannato per l'omicidio di Pier Paolo Pasolini

E' morto a Roma all'età di 58 anni Pino Pelosi, l'uomo condannato in via definitiva per l'assassinio di Pier Paolo Pasolini, ucciso il 2 novembre del 1975 a Ostia. Pelosi, che era malato di tumore, si è spento nella notte al Policlinico Gemelli. Per anni si era autoaccusato dell'omicidio dello scrittore, regista e poeta, poi nel 2015 aveva ritrattato.

Pelosi fu fermato la notte stessa del delitto a Ostia alla guida dell'auto di Pasolini. Accusato di furto, confessa di avere rubato la vettura e viene trasferito nel carcere di Casal del Marmo.

Interrogato giorni dopo racconterà una prima versione, cioè di essere stato abbordato da Pasolini all'Idroscalo, di una colluttazione a causa di una prestazione sessuale, dell'investimento involontario dello scrittore durante la fuga in auto.

Pelosi fu poi condannato nel 1976 per omicidio volontario in concorso con ignoti; la Corte ritenne non fosse solo. La Corte d'Appello confermò la condanna per omicidio ma non diede credito all'ipotesi dei complici. Nel 1979 la Cassazione confermò la sentenza. Nell'83 ottenne la libertà condizionata.

Avvocatessa accoltellata nel suo studio a Milano: è grave, si cerca un uomo

La donna, 57 anni, aveva appuntamento con una persona per discutere di problemi condominiali. Indaga la Squadra Mobile

Milano, avvocatessa accoltellata nel suo studio in Porta Romana

Un'avvocatessa di 57 anni, Paola Marioni, è stata accoltellata all'addome all'interno del suo studio legale in via dei Pellegrini, in centro a Milano. Ricoverata al Policlinico, sarebbe in gravi condizioni. L'aggressione è avvenuta attorno alle 19, quando la donna aveva appuntamento con una persona per discutere di problemi condominiali. Sul caso indaga la Squadra Mobile.

Sarebbe stata lei stessa, mentre i paramedici del 118 la trasportavano al pronto soccorso, a fare il nome dell'uomo che l'ha accoltellata. Marioni è una civilista, si occupa soprattutto di cause fallimentari e sembra che avesse un incontro attorno alle 18:40 con un uomo per discutere di questioni legate a problemi condominiali. Questa, almeno, è la ricostruzione svolta dagli investigatori fino ad ora, anche se potrebbe esservi dell'altro.

Al momento del tentato omicidio (questa l'ipotesi di reato sulla quale si sta lavorando dopo l'ovvia apertura di un'indagine) sembra che non ci fossero altre persone nello studio, e sarebbe stata la stessa avvocatessa a chiedere aiuto. Le ragioni dell'agguato sono in fase di accertamento e nulla viene lasciato al caso, mentre tutti gli sforzi degli inquirenti sono dedicati a individuare l'aggressore che potrebbe essere catturato già nelle prossime ore. Nel frattempo si stanno raccogliendo le immagini delle telecamere della zona per ricostruire il percorso dell'uomo e capire in che direzione è scappato.

Gli Stati Uniti preparano il divieto di viaggi verso la Nordcorea

Gli Stati Uniti preparano il divieto di viaggi verso la Nordcorea

Gli Stati Uniti vogliono proibire agli americani di viaggiare in Corea del Nord. Lo sostengono i tour operator Koryo Tours e Young Pioneer Tours, secondo quanto riportato dalla Bbc. Per le due agenzie di viaggio il divieto sarà annunciato il 27 luglio e sarà valido dal mese sucessivo. Young Pioneer Tours è il tour operator col quale viaggiò lo studente americano Otto Warmbier morto a giugno dopo aver trascorso 15 anni in un carcere nordcoreano.

giovedì 20 luglio 2017

Negata la scarcerazione per Riina, giudici: "Eʼ ancora in grado di intervenire in Cosa Nostra"

Il boss resta confinato al 41 bis ma nel reparto carcerati dellʼospedale di Parma. I giudici: "Non sarebbe curato meglio altrove"

Negata la scarcerazione per Riina, giudici: "E' ancora in grado di intervenire in Cosa Nostra"

Il tribunale di sorveglianza di Bologna ha rigettato la richiesta sia del differimento pena che di detenzione domiciliare presentata dai legali del boss Totò Riina. I giudici hanno riunito due procedimenti, decidendoli insieme. Riina quindi resta detenuto al 41 bis nel reparto riservato ai carcerati dell'ospedale di Parma. Alla richiesta dei legali, motivata da ragioni di salute del boss, si è opposto il pg di Bologna Ignazio De Francisci.

I giudici: "E' ancora in grado di intervenire in Cosa Nostra" - Salvatore Riina appare "ancora in grado di intervenire nelle logiche di Cosa Nostra", nonostante le sue condizioni di salute e l'età ormai avanzata e "va quindi ritenuta l'attualità della sua pericolosità sociale". E' un passaggio cruciale dell'ordinanza del tribunale di sorveglianza di Bologna, nel rigettare l'istanza di differimento pena del boss. "La lucidità palesata" da Riina e "la tipologia dei delitti commessi in passato (di cui è stato spesso il mandante e non l'esecutore materiale) - proseguono i giudici - fanno sì che non si possa ritenere che le condizioni di salute complessivamente considerate, anche congiuntamente all'età, siano tali da ridurre del tutto il pericolo che lo stesso possa commettere ulteriori gravi delitti (anche della stessa indole di quelli per cui è stato condannato)".

Per quanto riguarda la tutela della sua salute, Salvatore Riina "non potrebbe ricevere cure e assistenza migliori in altro reparto ospedaliero ossia nel luogo in cui ha chiesto di fruire della detenzione domiciliare", aggiungono i giudici del tribunale di sorveglianza. Per loro è "palese", a Parma, "l'assoluta tutela del diritto alla salute sia fisica che psichica del detenuto".

Riina alla moglie: "Io non mi pento" - "Io non mi pento... a me non mi piegheranno" e "Io non voglio chiedere niente a nessuno, mi posso fare anche 3000 anni" sono le parole che Totò Riina ha rivolto alla moglie Antonietta Bagarella in un colloquio video-registrato avvenuto lo scorso 27 febbraio. Per i giudici è "degno di nota" il fatto che Riina asserisca che "non si piegherà e non si pentirà mai". E "altrettanto significativo" è un passaggio durante il quale i coniugi "giungono ad affermare che i collaboratori di giustizia vengono pagati per dire il falso".

Il legale del boss: "Faremo ricorso" - ​"Totò Riina rimane in ospedale ma è una ordinanza ampiamente ricorribile, e come tale sarà oggetto di ricorso", ha dichiarato il legale del boss, l'avvocato Luca Cianfaroni.

Napoli, ragazza violentata da tre coetanei: riconosciuti su Facebook, sono stati denunciati

La giovane è stata prima palpeggiata poi abusata da un 17enne e due sedicenni in un angolo nascosto di Marechiaro

Napoli, ragazza violentata da tre coetanei: riconosciuti su Facebook, sono stati denunciati

Una ragazza di 16 anni sarebbe stata violentata da un gruppo di tre ragazzi, di 17 e 16 anni, in un angolo isolato di Marechiaro, Napoli. La giovane vittima sarebbe stata prima palpeggiata e poi abusata dal branco che ora è accusato di violenza sessuale di gruppo. La 16enne è risalita ai tre grazie a Facebook e, dopo aver raccontato quanto accaduto alla madre, ha sporto la denuncia.

Come scrive Il Mattino, la terribile vicenda, che è avvenuta il 26 giugno, è "finita in un fascicolo della procura minorile, impegnata a svolgere accertamenti sul racconto della parte offesa, ma anche su alcuni reperti finora acquisiti", ossia le tracce biologiche prelevate dalla ragazza, che saranno comparate con quelle dei ragazzi. Secondo il racconto, erano presenti altri giovani ma non avrebbero partecipato alle violenze e neanche le avrebbero impedite. 

Fino a poco tempo fa la 16enne aveva detto alla madre che si era trattato di rapporti consensuali. Di recente, però, ha cambiato versione e detto, invece, di essere stata vittima di abusi.

Mafia Capitale: Carminati condannato a 20 anni, Buzzi a 19

Caduta per tutti e 19 gli imputati al processo lʼaccusa di associazione mafiosa

Mafia Capitale: Carminati condannato a 20 anni, Buzzi a 19

L'ex terrorista nero, Massimo Carminati, è stato condannato, in primo grado, a 20 anni di reclusione nell'ambito del processo Mafia Capitale. Anche il cosiddetto "ras delle coop", Salvatore Buzzi, è stato riconosciuto colpevole ed è stato condannato a 19 anni. La sentenza è stata pronunciata dai giudici della X sezione penale del tribunale di Roma.

Altra condanna pesante è quella inflitta a Nadia Cerrito, segretaria di Buzzi, che ha avuto 5 anni, mentre al manager Fabrizio Franco Testa toccheranno 12 anni di carcere. I giudici hanno inoltre comminato una pena di undici anni al presunto braccio destro di Carminati, Ricardo Brugia, e di 10 all'ex Ad di Ama Franco Panzironi. L'ex minisindaco del municipio di Ostia, commissariato per infiltrazione mafiose, Andrea Tassone è stato invece condannato a 5 anni.

Condannati anche Gramazio, Coratti e Odevaine - Condannato anche l'ex capogruppo del Pdl in Comune, Luca Gramazio (11 anni di reclusione), l'ex capo dell'assemblea Capitolina Mirko Coratti (Pd)(6 anni) e Luca Odevaine, ex responsabile del tavolo per i migranti (6 anni e 6 mesi). Caduta per tutti e 19 gli imputati al processo l'accusa di associazione mafiosa.

martedì 18 luglio 2017

Napoli: per il Sun è nella classifica dei 10 luoghi più pericolosi al mondo

Secondo il giornale inglese, il capoluogo campano è l’angolo più pericoloso di tutta l’Europa Occidentale

Napoli: il Sun la inserisce tra le città più pericolose al mondo

Napoli è la città più pericolosa dell’Europa Occidentale, e fra le più pericolose al mondo. Lo afferma il quotidiano inglese The Sun: “La Camorra controlla la città”, attacca il giornale. “Se la Mafia siciliana è disciplinata”, prosegue, “la Camorra non ha invece una vera gerarchia: Napoli è come un selvaggio West in cui uccidono perfino ragazzini di 12 anni”. Ecco l'elenco delle città più pericolose.

Omicidi, droga, presenza di bande criminali, rivolte, terrorismo, violazioni dei diritti umani sono i parametri usati per stilare la classifica mondiale delle città pericolose dove Napoli, secondo il Sun, è tra i primi posti per criminalità organizzata, traffico di sostanze stupefacenti e omicidi. 

Nella lista del Sun figurano altre due città europee: Kiev, a causa delle tensioni fra Ucraina e Russia e delle mafie dell’Est, e Grozny, perché, secondo il giornale, “centinaia di omosessuali vivono nel terrore di essere torturati o uccisi dalla brutale dittatura al potere”.

In Nord America, il primato spetta a St. Louis. “L’FBI afferma che in città si registrano oltre 59 omicidi ogni 100.000 abitanti”, scrive il Sun. Una cifra più che raddoppiata rispetto a quella di Chicago, tradizionalmente considerata la città più violenta degli Stati Uniti.

In America Centrale e Latina vengono segnalate Caracas, in Venezuela, e San Pedro Sula, in Honduras. In Asia Manila (Filippine) e Karachi (Pakistan), in Medioriente Raqqa (Siria), in Africa Mogadiscio (Somalia). Sorprende la menzione di Perth, città australiana ritenuta dal giornale la più pericolosa dell’Oceania. “Uno dei posti più belli del mondo”, spiega il Sun, “è stato fatto a pezzi dalla dipendenza da cristalli di metanfetamina. Ospedali e prigioni sono pieni di persone che hanno ucciso per una dose”.

Usa, polizia uccide australiana che aveva chiamato per unʼaggressione il 911: il padre chiede giustizia

Gli agenti che erano intervenuti dopo la telefonata dʼemergenza della donna non avevano attivato le body cam che indossano sulle divise

Usa, polizia uccide australiana che aveva chiamato per un'aggressione il 911: il padre chiede giustizia

Poliziotti a Minneapolis (Usa) hanno aperto il fuoco contro una cittadina australiana, Justine Ruszczyk Damond, di 40 anni, uccidendola. Non si ha alcun dettaglio su cosa abbia portato gli agenti a sparare: si sa soltanto che avevano risposto a una chiamata al numero di emergenza 911. "C'è un'aggressione in corso, venite", è stata la richiesta d'intervento della donna che è andata incontro all'auto della polizia, in pigiama e con il cellulare in mano. Le autorità stanno tentando di ricostruire l'episodio: le body cam indossate dai poliziotti non erano accese e chi ha sparato è stato sospeso dal servizio. La famiglia della donna è sotto shock, il padre chiede giustizia.

Secondo il giornale locale The Star Tribune la vittima, Justine Ruszczyk, 40 anni, di Sidney, da due anni a Minneapolis come insegnante di meditazione, era fidanzata e avrebbe dovuto sposarsi a breve, tanto da aver già adottato il cognome del futuro consorte, Damond.

La donna dopo aver chiamato il numero di emergenza denunciando uno stupro in corso, è andata incontro all'auto della polizia in un vicolo, ma quando si è avvicinata al finestrino della macchina un agente ha sparato più colpi colpendola all'addome. La 40enne è morta poco dopo.

Risulta inoltre che le "body cam" dei poliziotti coinvolti non fossero accese; non esistono quindi video dell'episodio per poterne ricostruire la dinamica. Non è chiaro perché le telecamerine attaccate alle divise non fossero state attivate.

Dall'Australia, il padre di Justine chiede giustizia.

Ostuni, due uomini annegano per salvare una bimba in difficoltà

Sono il padre della piccola e un dipendente del lido vicino. La bambina è stata salvata da altri bagnanti

Ostuni, due uomini annegano per salvare una bimba in difficoltà

Due persone, il dipendente di un lido di Ostuni (Brindisi) e un turista inglese di 48 anni, sono morte mentre erano in acqua in un tratto di spiaggia libera in località "Bosco Verde". Le vittime sono il padre di una bimba che giocava a riva, e che si era trovata in difficoltà a causa del mare agitato, e un dipendente di un lido vicino che avrebbe tentato di soccorrere la piccola, che è stata poi tratta in salvo da altri.

La tragedia è avvenuta tra Pilone e Rosa Marina di Ostuni, località in queste ore battuta dal maestrale. A tentare invano di salvare i due uomini sopraffatti dalle onde anche il personale di altri lidi confinanti. La vittima italiana è Martino Maggi, di 49 anni, di Locorotondo (Bari).

Morbillo, focolai in 2 hotel nel Salernitano: 3 casi e 700 contatti

Le persone coinvolte sono due addetti alla reception e una cameriera di sala. Si è già risaliti a buona parte degli ospiti, ma altri devono ancora essere rintracciati

Morbillo, focolai in 2 hotel nel Salernitano: 3 casi e 700 contatti

Un focolaio di morbillo è stato individuato in due hotel sul mare di Vietri (Salerno). Tre le persone che hanno contratto la malattia: si tratta di due addetti della reception e di una cameriera, che potrebbero avere avuto contatti con 700 clienti degli alberghi. Molti di loro sono già stati rintracciati tramite le Asl di residenza, ma altri devono ancora essere identificati.

​Secondo quanto riferito dal ministero della Salute, le Asl hanno difficoltà a individuare alcuni ospiti perché il sistema di registrazione degli hotel non conserva l'indirizzo di residenza ma solo la città. Continuano, dunque, le azioni di "contact tracing" dei possibili ospiti venuti in contatto con i casi di morbillo e che potrebbero aver contratto il virus.

I tre casi - I tre casi riguardano tre donne di età compresa tra i 25 e i 34 anni, dipendenti di due strutture alberghiere della zona, mai sottoposte a vaccinazione. Nei giorni scorsi si è reso necessario il ricovero in ospedale per uno dei tre casi sospetti.

Asl Salerno: "Situazione sotto controllo" - "La situazione è sotto controllo e non è il caso di fare allarmismi" lo riferisce all'Ansa il direttore del servizio epidemiologico e prevenzione dell'Asl di Salerno, Annalisa Caiazzo. La dottoressa ha inoltre ha sottolineato che "l'Asl fornisce ottime coperture vaccinali".

Nel Salernitano altri due casi nell'ultimo mese - I tre episodi di morbillo si sono registrati una settimana fa e le autorità sanitarie hanno provveduto immediatamente ad avviare tutte le procedure da attuare in questi casi. Nel Salernitano si sono registrati altri due casi di morbillo nell'ultimo mese: a Scafati (un bambino di un anno) e a Sarno.

Austria: "Possiamo chiudere il Brennero in 24 ore", lʼItalia: "Vienna si calmi"

Mentre sale la tensione sullʼemergenza migranti, il viceministro degli Esteri Giro avverte il Paese confinante: "Nessuna mossa unilaterale, ma per favore non intacchiamo i nostri rapporti con inutili polemiche"

Austria: "Possiamo chiudere il Brennero in 24 ore", l'Italia: "Vienna si calmi"

"Se il numero dei migranti illegali diretti verso l'Austria aumenta ancora, chiuderemo il confine con il Brennero. Nel giro di 24 ore possiamo blindare la frontiera e realizzare controlli severi con i nostri soldati". E' quanto ha dichiarato il ministro dell'Interno austriaco, Wolfgang Sobotka. In precedenza Vienna aveva ipotizzato la medesima soluzione nel caso in cui l'Italia avesse rilasciato visti temporanei ai migranti.

Il governo italiano: "Vienna abbassi i toni" - Pronta la replica dell'Italia, con il viceministro degli Esteri Mario Giro che interviene "a nome del governo". "Rispettiamo l'Austria e non abbiamo nessuna intenzione di compiere mosse unilaterali - assicura -, ma Vienna deve abbassare i toni. Non si possono mettere a rischio i rapporti tra gli Stati a causa di polemiche pre-elettorali". In Austria si vota infatti il 15 ottobre. Giro definisce inoltre "surreali" le minacce sul Brennero precisando che "non c'è nessun aumento del numero dei migranti, come loro stessi hanno più volte dichiarato".

E ancora: "Fino a quando durerà questa campagna elettorale austriaca? Gli austriaci stiano tranquilli ma per favore non intacchiamo i nostri ottimi rapporti con polemiche inutili".

Vienna: "Basta cooperazione tra soccorritori e trafficanti" - Sul caso migranti il ministro Sobotka dice poi che "deve finire la cooperazione fra sedicenti soccorritori e la mafia dei trafficanti. Dobbiamo impedire che sedicenti soccorritori entrino nelle acque territoriali della Libia e prendano i profughi direttamente dai trafficanti". L'obiettivo, dice Sobotka, è "chiudere la rotta del Mediterraneo e porre una fine al traffico con le barche dal Nord Africa, già nelle acque territoriali della Libia".

Van der Bellen: "Preoccupano polemiche Italia-Austria" - Il presidente austriaco Alexander Van der Bellen si è detto preoccupato per il botta e risposta tra Vienna e Roma sulla questione migranti. "Vorrei tranquillizzare, ricordiamo che in entrambi i Paesi sono in vista le elezioni. Si tratta di momenti che non si prestano a discussioni pacate, tantomeno a soluzioni. L'Italia - ha proseguito - deve affrontare un problema serio e spinge ovviamente per una soluzione europea".

Ue: niente permessi di circolazione Schengen a richiedenti asilo - "Ai richiedenti asilo non si possono rilasciare permessi che consentano di circolare nell'area Schengen". Lo ha affermato la portavoce della Commissione europea, Natasha Bertaud, rispondendo, durante una conferenza stampa a Bruxelles, a una domanda sull'ipotesi che l'Italia conceda permessi temporanei ai migranti sbarcati sul territorio. Questa precisazione dell'Ue riguarda unicamente i richiedenti asilo.

Germania, 547 bambini vittime di violenza nel Coro Ratisbona

Nella maggior parte dei casi si è trattato di violenze fisiche ma ci sono stati anche 67 casi di abusi sessuali. Il coro fu diretto per trentʼanni dal fratello di Papa Ratzinger, che per il rapporto "doveva sapere"

Germania, 547 bambini vittime di violenza nel Coro Ratisbona

Sono almeno 547 i bambini che, nel corso di decenni, hanno subito violenze nel coro del Duomo di Ratisbona. E' il risultato emerso dal rapporto finale presentato dall'avvocato Ulrich Weber, e divulgato dai media tedeschi. Stando al documento, 500 bambini hanno subito violenze corporali, e 67 anche violenze sessuali. Secondo Weber 49 colpevoli sono stati identificati. I soprusi sono stati compiuti tra il 1953 e l'inizio degli anni 90.

L'avvocato Ulrich Weber è stato incaricato dalla Chiesa di fare luce su questa vicenda assurta agli onori della cronaca nel 2010. Il Coro di Ratisbona, di antichissime origini, è stato per circa 30 anni (dal 1964 al 1993, proprio nel pieno dello scandalo) diretto dal fratello del Papa Emerito Benedetto XVI, Georg Ratzinger, il quale però ha sempre detto di "non aver assolutamente sentito nulla di abusi sessuali".

"Non era una scuola, era l'inferno" - "Le vittime hanno descritto i loro anni di scuola come una prigione, come l'inferno e come un campo di concentramento. Molti si ricordano di quegli anni come il periodo peggiore della propria vita, caratterizzato da paura e violenza", si segnala nel nuovo rapporto sulla vicenda. Le vittime degli abusi verranno risarcite con un massimo di 20mila euro. "Se fossi stato a conoscenza dell'eccesso di violenza utilizzato, avrei fatto qualcosa (...) mi scuso con le vittime", disse Georg Ratzinger in un'intervista del 2010 alla stampa tedesca.

"Ratzinger doveva sapere" - L'avvocato Weber ritiene invece che Georg Ratzinger sarebbe stato quantomeno a conoscenza delle pene fisiche inflitte nella scuola del coro, anche se probabilmente non dei casi di abusi sessuali. Per il legale "né lui né altri sacerdoti hanno adottato misure, in una cultura del silenzio che avrebbe ostacolato le indagini". Nel rapporto di Weber emergono episodi di carezze ai ragazzi fino agli abusi e pene corporali come percosse inflitte con vari oggetti, come ad esempio anelli. Sempre nella indagine di Weber sarebbero state identificate 49 persone che si ritiene con alta probabilità abbiano eseguito queste pratiche e di questi 9 avrebbero perpetrato violenza sessuale.

Weber chiama in causa anche il vescovo di Ratisbona, Gerhard Ludwig, che non avrebbe affrontato con la dovuta responsabilità il suo compito che era quello di chiarire cosa stesse accadendo nella scuola del coro. Peter Schmitt, rappresentante del gruppo di presunte vittime, ha elogiato il lavoro di Weber per avere contribuito a portare alla luce i casi di violenze e maltrattamenti ma ha anche avvertito che resta una "area scura" di vittime anonime che non hanno avuto il coraggio di descrivere le esperienze subite.

Yara, la Corte dʼAppello conferma lʼergastolo per Massimo Bossetti

Dopo la lettura della sentenza, Bossetti "ha pianto" nella gabbia degli imputati. Lo ha riferito uno dei suoi avvocati, Claudio Salvani, che ha aggiunto: "Leso un diritto"

Yara, la Corte d'Appello conferma l'ergastolo per Massimo Bossetti

La Corte d'Assise d'Appello di Brescia ha confermato l'ergastolo per Massimo Bossetti, unico imputato per l'omicidio di Yara Gambirasio. Il muratore di Mapello, prima di lasciare l'aula scortato dalla polizia penitenziaria, ha avuto solo il tempo di salutare la madre Ester Arzuffi, in lacrime. Gli avvocati di Bossetti: "Clamoroso errore giudiziario". Esulta il legale della parte civile: "Giustizia è stata fatta".

Difesa: "Leso un diritto" - Bossetti, impassibile durante la lettura della sentenza, "ha pianto" poi nella gabbia degli imputati. Lo ha riferito uno dei suoi avvocati, Claudio Salvani, che ha aggiunto: "Si è assistito alla sconfitta del diritto". I legali del muratore di Mapello hanno quindi dato "per scontato" il ricorso in Cassazione. "Aspettiamo le motivazioni - hanno detto - ma il ricorso in Cassazione è scontato".

Il pianto della moglie - Anche la moglie di Bossetti, Marita Comi, non è riuscita a trattenere le lacrime dopo la conferma della condanna all'ergastolo.

Oltre 15 ore di camera di consiglio - I giudici hanno dato ragione quindi al procuratore generale, Mario Martani, che aveva chiesto la conferma della sentenza emessa un anno fa dal Tribunale di Bergamo. La decisione è arrivata dopo oltre 15 ore di camera di consiglio. Ore di attesa, preoccupazione e nervosismo che la moglie Marita, la mamma Ester e la sorella Laura Letizia hanno passato in tribunale, con i loro legali e i consulenti della difesa. Ad aspettare, insieme a loro, c'era anche una piccola folla di curiosi, quasi tutti innocentisti, che non si sono persi nemmeno un'udienza sia davanti al tribunale di Bergamo che davanti ai giudici bresciani.

La scomparsa di Yara nel novembre 2010 - I riflettori sulla storia di Yara, che ha commosso e straziato l'Italia, non si sono mai spenti. La 13enne era scomparsa il 26 novembre 2010 da Brembate di Sopra, nella Bergamasca, mentre tornava a casa dalla palestra. L'ultimo segnale del suo telefonino alle 18.45, poi solo silenzio. Il suo corpo era stato trovato te mesi dopo in un campo di Chignolo d'Isola, a una decina di chilometri da casa, straziato da tagli e contusioni. Un corpo con cui l'assassino, sicuramente "sadico", aveva voluto giocare prima di abbandonarlo agonizzante nel freddo pungente di una notte d'inverno.

Scontro sul Dna - Sul Dna lo scontro tra accusa e difesa è stato durissimo. Il pg Martani, invece, non ha mai creduto alle sue parole da "irriducibile innocente". Per l'accusa l'ipotesi più probabile è che Yara, mentre tornava a casa dalla palestra, abbia accettato un passaggio da Bossetti, che conosceva di vista. Una volta salita sul furgone del muratore, per la 13enne è stata la fine.

All'inizio dell'udienza, prima della sentenza, Bossetti ha voluto rivolgere un "sincero pensiero" alla ragazzina e urlare ancora una volta la sua innocenza. Ma i giudici non gli hanno creduto.

lunedì 17 luglio 2017

In fiamme la pineta di Castel Fusano, si ipotizza origine dolosa. Raggi: "Disastro ambientale"

Paura sulla spiaggia ad Ostia, fuga di bagnanti causa paralisi nel traffico. Arrestata una persona sospettata di aver appiccato il fuoco

Brucia di nuovo la pineta di Castel Fusano: traffico in tilt

Ancora fiamme alla pineta di Castel Fusano a Ostia, quartiere litoraneo di Roma. Dopo l'incendio del 7 luglio, un nuovo rogo è divampato e ha richiesto l'intervento degli elicotteri dell'anti-incendio. Enorme colonna di fumo e traffico interdetto sulla Cristoforo Colombo. Dai primi rilievi sembra che il fuoco si sia propagato in tre punti differenti e dunque non si esclude l'origine dolosa. I carabinieri hanno arrestato una persona.

Traffico in tilt a causa delle chiusure ala circolazione di alcune strade dovute all'incendio. Molti bagnanti hanno lasciato le spiagge e questo ha creato ingorghi e blocchi al traffico. Il vento ha alimentato le fiamme, propagatesi in tre punti differenti, e ciò rende difficili le operazioni per contenere l'incendio.

Arrestata una persona - Una persona è stata arrestata dai carabinieri di Roma perché sospettata di aver appiccato l'incendio nella pineta di Castel Fusano. E' un giovane idraulico di 22 anni sorpreso nell'area in cui ha avuto origine l'incendio: è stato notato mentre incendiava alcuni fazzoletti di carta e alla vista dei carabinieri ha tentato di nascondersi nella vegetazione.

All'Infernetto la gente abbandona le case - Paura all'Infernetto in seguito all'incendio della pineta di Castel Fusano. Molti residenti nel quartiere a sud di Roma segnalano intense nubi di fumo. La cenere sta scendendo dal cielo ricoprendo le strade del quartiere. Sulle auto si è formata anche una spessa coltre di cenere. In molti hanno deciso di lasciare le case per l'odore irrespirabile ed il cielo completamente offuscato dal fumo.

Raggi: "E' disastro ambientale" - "E' una situazione gravissima, non si esclude alcuna ipotesi sulle cause. C'è la necessità che sia presa in carico da tutti, il Municipio non può essere lasciato solo. Serve l'aiuto della Regione e del governo. Roma non può essere lasciata sola di fronte a questo disastro ambientale". La ha detto la sindaca di Roma Virginia Raggi arrivata a Ostia, nella pineta di Castel Fusano luogo dell'incendio.

"Primo Canadair dopo un'ora, bruciata buona parte della pineta" - "Il primo Canadair è arrivato dopo un'ora quando il fuoco era già divampato purtroppo. Ora pare ne stia arrivando anche un altro". Lo ha detto la sindaca di Roma Virginia Raggi a Castel Fusano. "Buona parte della pineta è andata in fumo, l'incendio non è stato ancora domato", ha aggiunto la Raggi.

Quarto Grado 17 luglio 2017: speciale Yara Gambirasio, anticipazioni



Stasera, 17 luglio 2017, alle 21.15 su Rete4 andrà in onda una una puntata speciale di Quarto Grado, il programma condotto da Gianluigi Nuzzi e Elena Tambini. In quest’ultimo appuntamento stagionale, la trasmissione seguirà il giorno del verdetto nel processo di appello contro Massimo Bossetti. L’operaio di Mapello è accusato di essere l’autore del delitto di Yara Gambirasio, la tredicenne scomparsa il 26 novembre 2010 e ritrovata senza vita tre mesi dopo.

Per i giudici della Corte d’Assise d’appello di Brescia, solo due alternative: arrivare a sentenza o stabilire una rinnovazione del dibattimento, dopo la richiesta dei legali dell’uomo – condannato all’ergastolo in primo grado – di compiere la “superperizia” sul DNA trovato sugli indumenti della vittima.
Con diversi inviati presso il tribunale per raccogliere reazioni e testimonianze, molti ospiti che si alterneranno in studio e in collegamento, il programma chiuderà così con una puntata evento che analizzerà le nuove prove avanzate dagli avvocati di Bossetti e le reazioni dell’accusa in questa seconda fase processuale del caso che più ha diviso l’opinione pubblica negli ultimi anni.
Fonte: ascoltitv.it