lunedì 29 febbraio 2016

Roma, tifosi scozzesi usano una fontana del '500 come pattumiera

Lo scempio è stato documentato in un video della consigliera del I municipio, che denuncia: "E' una città ormai allo sbando"

Roma, tifosi scozzesi usano una fontana del '500 come pattumiera

Il monumento di piazza della Madonna dei Monti, nota anche come Fontana dei Catecumeni, preso d'assalto dai tifosi scozzesi al seguito della nazionale di rugby a Roma, riempito di bottiglie di birra e cocci di bottiglia. Urla e cori da stadio in piena notte sotto le abitazioni e gli alberghi. Questo è lo scempio avvenuto alle 4 di venerdì notte, denunciato in un video da Nathalie Naim, consigliere del Municipio I: "Nessun presidio e nessuna forza di polizia è intervenuta".

Gli stranieri hanno urlato, suonato bonghi e bivaccato tutta la notte, rischiando anche di cadere nella fontana. "Sono le 4 di venerdì notte - scrive la Naim su Facebook - la fontana cincequentesca dei Catecumeni di Giacomo della Porta ricoperta di birre e cocci che galleggiano anche nella vasca in marmo. Nessun presidio e nessuna forza di polizia interviene nonostante i numerosi illeciti penali e amministrativi e richieste di intervento. Di fatto c'è un omissione totale e una città che di notte è allo sbando".
Nel filmato si vedono decine di tifosi che invadono piazza Madonna dei Monti parlando ad alta voce, intonando cori da stadio, in sottofondo rumore di bottiglie rotte. Due tifosi ubriachi gettano a terra le bottiglie vuote, colpendo la scalinata in travertino. Si va avanti fino sei del mattino sotto le finestre di abitazioni e hotel, senza che le forze dell'ordine intervengano per impedire lo scempio.
cronache criminali

Cucina carne di piccione in diretta televisiva. Lo chef Cracco denunciato dagli animalisti

"Ha violato la legge che tutela la fauna selvatica", accusano. Quel volatile, dicono, è protetto e non può essere ucciso, catturato, avvelenato, né tantomeno "allevato a scopo culinario"

Cucina carne di piccione in diretta televisiva. Lo chef Cracco denunciato dagli animalisti

La legge li tutela, il noto chef Carlo Cracco invece li cucina e lo fa in diretta televisiva. E così il cuoco più famoso d'Italia è stato denunciato "per violazione della legge in materia di tutela di fauna selvatica e in particolare dei piccioni". A Master Chef infatti Cracco ha "cucinato un piatto a base di carne di piccione", come dice la denuncia, e all'Associazione difesa animali ed ambiente è scattata la segnalazione all'autorità giudiziaria.

A firmare la denuncia, presentata alla Procura di Milano, è stato il presidente di Aidaa,Lorenzo Croce, che del noto chef dice: "Il fatto che vada in tv a presentare un piatto a base di carne di piccione, che è un animale protetto dalla legge nazionale ed europea, rappresenta un reato penalmente rilevante che non potevamo far finta di non vedere". 

Sul documento viene indicato il link al video in cui si vede Cracco, il 14 gennaio 2016, che presenta al pubblico di Master Chef, su Sky 1 HD, la sua pregiata ricetta. Croce precisa inoltre: "In merito al filmato inoltre intendo denunciato il signor Cracco Carlo per istigazione a delinquere avendo lo stesso con la diffusione di tale filmato criminoso istigato altri cittadini a compiere tali crimini in violazione delle normative europee e nazionali a tutela della fauna selvatica". 

I piccioni selvatici, secondo la legge, "non possono essere né catturati, né avvelenati, né sterminati", si legge ancora nella denuncia, "né tantomeno uccisi o allevati a scopo culinario essendo fauna protetta dalla legge". La palla passa ora ai magistrati milanesi, che dovranno decidere come procedere.


cronache criminali

Pedofilia, cardinale Pell: Errori enormi, insabbiate troppe denunce contro preti

Il cardinale, accusato di aver taciuto pur sapendo di numerosi casi di abusi commessi da preti pedofili a Sidney e Melbourne, è stato interrogato a Roma in videoconferenza dalla Royal Commisson australiana

Pedofilia, cardinale Pell: Errori enormi, insabbiate troppe denunce contro preti

Il cardinale australiano George Pell, prefetto degli Affari economici del Vaticano, ha riconosciuto che la Chiesa cattolica ha commesso "enormi errori" consentendo che, nei secoli, migliaia di bambini fossero abusati e molestati da preti. Testimoniando in videoconferenza da Roma con l'Australia ha ammesso inoltre che troppe denunce arrivate da fonti credibili sono state spesso respinte "in scandalose circostanze".

Il cardinale, accusato di aver taciuto pur sapendo di numerosi casi di abusi commessi da preti pedofili quando era responsabile delle diocesi di Sidney e Melbourne, è stato interrogato in videoconferenza dalla Royal Commisson che indaga sugli abusi del clero sui minori. 

"Scandalo prete pedofilo gestito in maniera catastrofica" - Il cardinale ha poi ammesso come la maniera in cui il prete pedofilo seriale australiano Gerald Ridsdale è stato trasferito da una parrocchia all'altra invece di essere denunciato alla polizia è stata una "catastrofe", che gli ha consentito di continuare ad abusare di minori. 

"Chiesa sta cercando di porre rimedio a suo sbagli" - Pell ha ribadito di non sapere che Ridsdale commetteva abusi sessuali a minori mentre lavorava al suo fianco nella diocesi di Ballarat, dove lo stesso Pell è stato viceparroco fra il 1973 e il 1983. Il cardinale ha riconosciuto che la Chiesa "ha commesso enormi errori e causato gravi danni in molti luoghi deludendo i fedeli, ma - ha aggiunto - sta lavorando per porvi rimedio".

Il prelato, a cui per motivi di salute è stato permesso dalla Commissione di deporre in videoconferenza da Roma anziché recarsi in Australia, ha anche ammesso di aver sentito "delle voci" secondo le quali, nella stessa diocesi australiana, mons. John Day abusava di minori, ma in quei giorni la chiesa era "fortemente propensa" ad accettare smentite degli abusi da parte di chi ne era accusato.

"Un errore credere che i preti pedofili potessero essere curati con aiuto psicologico"- Pell ha quindi osservato che la chiesa ha ecceduto nel credere che i preti pedofili potessero essere curati con un aiuto psicologico. "Questo è stato anche il caso di Ridsdale, a cui fu data una chance dopo l'altra", ha detto. Una delle vittime, il nipote Gerald Ridsdale, che è tra i 14 sopravvissuti agli abusi presenti alla testimonianza, in passate udienze ha accusato Pell non solo di aver ignorato gli abusi, ma anche di aver tentato di comprare il suo silenzio.


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Dieci anni senza Tommy, la mamma: Non date permessi-premio al killer

Mario Alessi, condannato all'ergastolo per l'uccisione del bimbo di 18 mesi, potrebbe ottenere di uscire dal carcere di giorno per lavorare

Dieci anni senza Tommy, la mamma: Non date permessi-premio al killer

Tommaso Onofri aveva solo 18 mesi quando fu ucciso daMario Alessi a Casalbaroncolo (Parma) durante un tentativo di sequestro. E ora, a 10 anni di distanza, l'assassino del piccolo Tommy, condannato all'ergastolo, potrebbe ottenere il permesso-premio per uscire dal carcere, di giorno, per lavorare. La mamma del bimbo, Paola Pellinghelli, non ci sta. "Se dovesse succedere - dice - urlerei così tanto che qualcuno, prima o poi, mi ascolterebbe".

"Vorrei ricordare che fra me e lui sono io che sto scontando l'ergastolo: la mia condanna è non avere più Tommy", aggiunge la donna. "Spero che davanti a un'eventuale richiesta per il permesso-premio - prosegue - il giudice valuti con responsabilità tutta la storia di questo mostro, tutte le sue bugie".

"Nel 2006 - ricorda - me lo sono ritrovato in casa come muratore perché qualche giudice aveva deciso che potesse stare in libertà dopo la condanna per stupro e rapina. Di quelle condanne io non sapevo assolutamente nulla". "Non vorrei che qualche altro giudice - afferma - gli desse nuovamente credito".


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martedì 23 febbraio 2016

Omicidio Rosboch, si cerca il denaro della professoressa uccisa dall'allievo

Gli inquirenti sono a caccia dei 187mila frutto del raggiro e hanno sequestrato una cassetta di sicurezza di proprietà del complice e amante di Gabriele Defilippi, Roberto Obert

Omicidio Rosboch, si cerca il denaro della professoressa uccisa dall'allievo

Dove sono finiti i 187mila euro della professoressa di Castellamonte (Torino) Gloria Rosboch, ritrovata morta a più di un mese dalla scomparsa in fondo a una cisterna? Se lo chiedono da settimane gli investigatori: la donna, 49 anni, aveva consegnato la somma per un investimento al suo ex allievo Gabriele Defilippi, 22, oggi in cella con l'accusa di omicidio premeditato e occultamento di cadavere, insieme a due complici, la mamma Caterina Abbattista, 45 anni, e l'amico amante Roberto Obert, 53. Proprio a quest'ultimo è stata sequestrata una cassetta di sicurezza che potrebbe contenere parte di quel denaro frutto del raggiro.

La cassetta di sicurezza intestata al 53enne Obert è stata individuata in una banca, è stata bloccata e verrà aperta nei prossimi giorni. 

E mentre proseguono le indagini sulla morte della professoressa e si fanno i nomi di altre donne cadute nelle grinfie dell'intraprendente 22enne, la Procura ha dato il nulla osta ai funerali di Gloria Rosboch: la cerimonia si svolgerà nel pomeriggio del 24 febbraio nella chiesa dei Santi Pietro e Paolo di Castellamonte.


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Messina, altri due nuovi arresti per la morte della 16enne Ilaria Boemi

La giovane fu trovata in fin di vita il 10 agosto sul lungomare della città dopo aver assunto droga

Messina, altri due nuovi arresti per la morte della 16enne Ilaria Boemi

Nuovi arresti a Messina per la morte della giovane Ilaria Boemi, la 16enne deceduta la scorsa estate dopo aver assunto droga. Due le persone finite in manette per morte come conseguenza di altro delitto (delitto inteso in senso giuridico), spaccio di sostanze stupefacenti e violenza sessuale. La giovane fu trovata in fin di vita il 10 agosto sul lungomare della città siciliana, dopo aver assunto una dose di "Mdma".

Il primo arrestato è un 31enne messinese accusato di aver venduto la dose di droga che ha provocato la morte per arresto cardio-circolatorio della giovane. L'altro arrestato è un 40enne ritenuto responsabile anche di violenza sessuale e di cessione di sostanze stupefacenti a minore. Nei mesi scorsi erano state arrestate anche tre ragazze, due minorenni e una maggiorenne, che sarebbero state coinvolte nella cessione della sostanza stupefacente.


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Avvocatessa scomparsa a Fermo, trovato il cadavere nella sua auto

La donna si sarebbe suicidata ingerendo un potente sonnifero sciolto nell'acqua. Ha lasciato anche un biglietto in cui spiega le ragioni del gesto

Avvocatessa scomparsa a Fermo, trovato il cadavere nella sua auto

E' stata ritrovata morta nella sua auto Loriana Dichiara, l'avvocatessa di Montegiorgio (Fermo) scomparsa da casa il 15 febbraio. La vettura era nel parcheggio di una casa di cura a Loreto. La donna si sarebbe suicidata ingerendo un potente sonnifero sciolto nell'acqua. La professionista, che aveva 56 anni, ha lasciato anche un biglietto in cui spiega le ragioni del gesto.

L'auto era nel parcheggio della casa di riposo "Pia Casa Hermas", in via Marconi, un luogo scelto dalla donna probabilmente perché abbastanza appartato. Accanto al corpo, che era raggomitolato in posizione fetale sul sedile posteriore, è stata trovata una bottiglia d'acqua in cui l'avvocatessa avrebbe sciolto il sonnifero. 

In un biglietto, Loriana Dichiara avrebbe scritto di non voler essere più curata. Secondo indiscrezioni soffriva di crisi epilettiche e di depressione. Avrebbe dato anche il consenso alla donazione degli organi. Il biglietto si conclude con un semplice saluto: "Ciao".


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Sacra Corona Unita, 27 arresti nel Brindisino: molti i nuovi affiliati

Le indagini, avviate nel 2013, hanno consentito di ricostruire gli interessi, l'attività di reclutamento e l'arrivo in zona di un gruppo emergente

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Donne capoclan, "pizzini" per le affiliazioni e una serie di volti nuovi nella compagine della organizzazione di tipo mafioso Sacra Corona Unita. E' quanto ritengono di aver scoperto gli agenti della questura Brindisi che hanno eseguito 27 arresti per associazione mafiosa, estorsioni, danneggiamenti e detenzioni di armi. In tutto sono 34 le persone indagate: per la gran parte di loro si tratta della prima contestazione di reati di mafia.

La Polizia ha inoltre posto sotto sequestro preventivo beni mobili ed immobili, del valore di svariate centinaia di migliaia di euro. I provvedimenti restrittivi sono stati richiesti dai pm della Dda di Lecce Alberto Santacatterina e Valeria Farina Valaori e disposti dal gip Antonia Martalò.

Indagini partite nel 2013 - Le indagini della Squadra mobile e della polizia Anticrimine, avviate nel 2013 ed incentrate sul clan della Sacra Corona Unita "Pasimeni-Vicentino" e sulle sue articolazioni nel comune di Brindisi, hanno consentito di ricostruire gli interessi, l'attività di reclutamento e l'arrivo in zona di un gruppo emergente.


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Napoli, 18enne ucciso perché amante della moglie di un boss: l'amico confessa

Il 23enne fermato con l'accusa di omicidio svela i tragici particolari: "La pistola si inceppò, Vincenzo piangeva e chiedeva pietà" 

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Gaetano Nunziato    Foto Ansa 

Si vantava di avere una relazione con la moglie di un boss locale: per questo Vincenzo Amendola, il 18enne trovato nelle campagne alla periferia di Napoli, è stato assassinato. Lo ha confessato Gaetano Nunziato, il 23enne amico di Vincenzo, fermato poche ore dopo il delitto con l'accusa di omicidio. E nell'interrogatorio ha ammesso i particolari macabri come l'arma che si è inceppata e le successive lacrime di Vincenzo che chiedeva pietà.

La colpa di Vincenzo Amendola, stando alle indiscrezioni che trapelano dagli inquirenti, sarebbe stata la relazione che il giovane aveva intrecciato con la moglie di un boss (in carcere per altri reati) del clan Formicola. Una famiglia mafiosa che sembrerebbe la vittima frequentasse assiduamente. 

La trappola tesa dall'amico - Vincenzo è stato condotto dall'amico la sera del 4 febbraio nel campo agricolo di viale 2 giugno, a san Giovanni Teduccio. Solo qui si è reso conto di essere finito in una trappola. Ad attenderlo c'era infatti il commando che lo avrebbe di lì a poco ucciso.

Una lunga agonia
 - Ma non è stata una morte immediata quella del povero Vincenzo Amendola. Il primo colpo non partì perché la pistola si inceppò. Vincenzo in ginocchio, piangendo, chiedeva pietà. Ma questo non ha fermato i suoi aguzzini. Il secondo colpo di pistola lo ha centrato allo zigomo ma non è stato letale: con la faccia insanguinata urlava "mi avete colpito a un occhio". E poi l'ultimo proiettile della calibro 9x21 esploso alla tempia. E per accertarsi della morte uno dei killer lo ha anche preso ripetutamente a calci.

Il figlio dell'amante nel commando 
A raccontare tutti i dettagli è stato Gaetano Nunziato, accusato dell'omicidio. Lui ha teso la trappola all'amico. E lui sta indicando gli altri componenti del commando. Tra questi anche il figlio della presunta amante di Vincenzo.


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Reggio Calabria, donna uccisa dal marito a colpi di fucile: uomo arrestato

L'omicidio, secondo quanto si è appreso successivamente, è avvenuto nell'abitazione dei due.

R. Calabria, donna uccisa dal marito a colpi di fucile: uomo arrestato

Una donna è stata uccisa con colpi di fucile a Molochio, in provincia di Reggio Calabria. A sparare è stato il marito, Salvatore Morabito, 65 anni, che in un primo momento si è dato alla fuga. Poi, sentendosi braccato dai carabinieri di Taurianova, si è consegnato ai militari. L'omicidio, secondo quanto si è appreso successivamente, è avvenuto nell'abitazione dei due.

Secondo una prima ricostruzione fatta dei carabinieri, tra marito e moglie ci sarebbe stato l'ennesimo litigio per questioni familiari, al culmine del quale l'uomo ha preso un fucile calibro 12 caricato a pallini, detenuto regolarmente, ed ha sparato contro la moglie uccidendola. Quindi si è allontanato per andare poco dopo a consegnarsi ai carabinieri.


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mercoledì 17 febbraio 2016

Castello di Augusta, indagato Crocetta per danneggiamento e omissione di atti d'ufficio

Secondo la Procura di Siracusa "l'inerzia è durata nel tempo". Per questo nell'inchiesta c'è anche l'ex presidente della Regione Sicilia Raffaele Lombardo

Castello di Augusta, indagato Crocetta per danneggiamento e omissione di atti d'ufficio

Il presidente della Regione Sicilia Rosario Crocetta e quattro dirigenti regionali sono indagati per omissione di atti d'ufficio, danneggiamento del patrimonio archeologico storico e artistico e omissione di lavori in edifici che minacciano rovina. L'inchiesta riguarda il Castello Svevo di Augusta, sequestrato da carabinieri del Nucleo Tutela del patrimonio culturale di Siracusa su disposizione del gip Michele Consiglio.

Secondo la Procura di Siracusa "l'inerzia è durata nel tempo", e per questo è indagato anche il precedente presidente della Regione Siciliana, Raffaele Lombardo. Il Castello Svevo di Augusta, dopo il sequestro, è stato affidato dal Gip alla custodia giudiziaria del soprintendente ai Beni culturali di Siracusa, Rosalba Panvini.

L'indagine è scaturita da una denuncia dell'associazione Italia Nostra che aveva segnalato gravi danneggiamenti strutturali del Castello che, secondo la tesi dell'accusa, sarebbero "dovuti esclusivamente alla mancata manutenzione e all'abbandono del monumento da parte della Regione siciliana".

Gli specialisti della Sovrintendenza avrebbero più volte evidenziato, in maniera qualificata, che le lesioni esterne dell'immobile "sono dovute all'omissione dei lavori necessari che costituiscono la causa del deterioramento". La denuncia, rileva la Procura di Siracusa, è "stata riscontrata" dagli accertamenti dei carabinieri, delegati alle indagini.

L'autorità giudiziaria ha evidenziato il principio secondo cui "la funzione di vigilanza e tutela di un bene immobile di notevole importanza monumentale non afferisce al profilo di discrezionalità del proprietario, ma piuttosto a ben specifici obblighi giuridici di agire, che si traggono agevolmente dalla disciplina penale, da quella civile e, infine, da quella amministrativa che affida compiti e poteri alla pubblica amministrazione in virtù del fondamentale principio di rango costituzionale di tutela del patrimonio storico e artistico del paesaggio della nazione". 

La Procura di Siracusa sottolinea inoltre come "i mancati interventi, relativi ai pericolo di crollo della struttura" hanno creato "un grave rischio per l'incolumità pubblica". Per questo, spiega il procuratore Francesco Paolo Giordano, "si è reso necessario il provvedimento di sequestro, anche per la sicurezza personale dei turisti, visto che potrebbe crollare da un momento all'altro".


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Verbania, scomparso da due settimane un universitario 19enne

La procura ha aperto un'inchiesta e chiesto accesso ai dati di Facebook. Un testimone dice di averlo avvistato a Milano

Verbania, scomparso da due settimane un universitario 19enne

Da oltre due settimane non si hanno più notizie di Paolo Rindi, 19enne varesino scomparso l'1 febbraio in Val Grande, in provincia di Verbania. La procura ha chiesto i filmati delle telecamere della stazione ferroviaria Cadorna di Milano, dove una persona dice di averlo visto una settimana fa. Gli inquirenti hanno inoltre chiesto l'accesso al flusso dei dati di Facebook: dopo la scomparsa è stato registrato un accesso al profilo del giovane.

Lo studente si trovava nel parco della Val Grande, zona montuosa tra Ossola Verbano, per un'escursione. L'ultima traccia è la sua firma al rifugio di Pian di Boit (1112 metri di altitudine) il primo di febbraio.

La madre di Paolo Rindi, Fiammetta, alcuni giorni fa aveva lanciato un appello implorando i magistrati di accelerare le indagini sulla scomparsa del ragazzo. Gli amici di Paolo hanno anche aperto una pagina Facebook "Dove è Paolo Rindi" per condividere notizie e gli appelli.

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Tangenti in Lombardia per appalti servizi odontoiatrici: 21 arresti

In manette è finito anche Fabio Rizzi, braccio destro di Maroni. Tra le accuse quella di associazione per delinquere finalizzata alla corruzione. Il gip: "Pazienti truffati sui costi delle prestazioni"

Tangenti in Lombardia per appalti servizi odontoiatrici: 21 arresti

Ventuno persone sono state arrestate con l'accusa di associazione per delinquere finalizzata alla corruzione, turbativa d'asta e riciclaggio. L'indagine, denominata "Smile", ha ricostruito l'operato di un gruppo imprenditoriale accusato di aver corrotto funzionari delle gare di appalto pubbliche lombarde, bandite da diversi  ospedali per la gestione esterna di servizi odontoiatrici. In manette anche il consigliere regionale della Lega Fabio Rizzi.

Perquisizioni in Consiglio regionale - Fabio Rizzi è braccio destro di Roberto Maroni e autore della riforma lombarda della Sanità. Ordine di custodia cautelare anche per la moglie di Rizzi, alla quale sono stati concessi gli arresti domiciliari. Per entrambi c'è l'accusa di associazione per delinquere. Perquisizioni nel domicilio di Rizzi e negli uffici al Consiglio regionale.

Gip: pazienti truffati su costi prestazione - Dalle indagini è emerso che "la gestione degli ambulatori odontoiatrici in regime di service era organizzata in modo da favorire il ricorso, da parte dei cittadini, alle prestazioni in regime di solvenza", ossia a carico del richiedente. Secondo il gip di Monza Emanuela Cobetta, l'utente era portato a scegliere il servizio in solvenza perché "convinto fosse più rapido e dal costo solo di poco superiore".

La compagna di Rizzi riscuoteva le tangenti - Lorena Lidia Pagani, la "compagna convivente" del consigliere Rizzi e finita anche lei in manette, "svolgeva il ruolo di prestanome del medesimo al fine di ricevere, per conto del predetto, il prezzo della corruzione". Lo si legge in un passaggio dell'ordinanza di custodia cautelare. Inoltre anche Silvia Bonfiglio, "compagna convivente" di Mario Longo, "svolgeva il ruolo di prestanome" di Longo "al fine di ricevere, per suo conto, il prezzo della corruzione corrisposto dall'imprenditrice Maria Paola Canegrati". 

A Rizzi finanziamenti per la campagna 2013 - Nella sua qualità di primo consigliere della Regione Lombardia e di presidente della commissione Sanità, Rizzi sarebbe stato remunerato dal gruppo imprenditoriale al centro dell'inchiesta con il finanziamento della campagna elettorale alle regionali di febbraio 2013. In particolare, i finanziamenti sarebbero arrivati dall'imprenditrice Maria Paola Canegrati, agli arresti. Stessa accusa anche per Mario Longo, membro dello staff di Rizzi.

Proprio Longo, in un'intercettazione telefonica, avrebbe detto: "Ti dico una cosa riservatissima, la campagna elettorale di Fabio l'ha sostanzialmente finanziata al 100% la dottoressa Canegrati". Per Rizzi e Longo, secondo quanto emerge dalle indagini della Procura di Monza e dei carabinieri di Milano, risulterebbero anche altri versamenti, tra cui una tangente di 50mila euro pagata in contanti, grazie all'intermediazione di un soggetto accusato di riciclaggio, e una serie di finte consulenze, per 5mila euro al mese, fatturate dalla moglie di Longo.

Cattaneo: "Duro colpo per la Regione" - "Sul piano umano non è una notizia di cui dobbiamo rallegrarci. Sul piano istituzionale è un altro duro colpo alla credibilità di questo Consiglio regionale, che stiamo cercando di recuperare". Così il presidente del Consiglio regionale della Lombardia, Raffaele Cattaneo, ha commentato l'arresto di Rizzi. Cattaneo ha anche aggiunto però che resta "sacrosanto il principio costituzionale di presunzione di innocenza".


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Torino, sigarette elettroniche con hashish e marijuana a scuola: arresti

Sette minori sono stati raggiunti da misure cautelari. Altre dieci persone sono indagate. Le e-cig venivano appositamente modificate

Torino, sigarette elettroniche con hashish e marijuana a scuola: arresti

Hashish e marijuana in sigarette elettroniche appositamente modificate e utilizzate in una scuola di Torino. E' quanto hanno scoperto i carabinieri, che hanno notificato sette misure cautelari ad altrettanti minorenni. Altre dieci persone sono indagate a piede libero. L'inchiesta è scattata dopo la segnalazione del dirigente scolastico: ricostruita una rete di spaccio che, partendo dall'istituto, si estendeva alla provincia.

Le sigarette "dopate" venivano realizzate smontando vaporizzatori portatili e inserendo le sostanze stupefacenti. Nell'ambito dell'inchiesta, un giovane è finito agli arresti domiciliari. Sono poi stati disposti due obblighi di firma, due obblighi di dimora, due collocamenti in comunità. L'utilizzo da parte dei carabinieri di unità cinofile ha permesso anche di sequestrare dosi, semi e piante di sostanze stupefacenti, oltre a tutto il necessario per confezionare la droga.


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Donna scomparsa a Padova, tre fermi: anche l'ex fidanzato che l'ha vista per ultimo

Secondo gli inquirenti, la segretaria 55enne Isabella Noventa è stata uccisa. I coinvolti non hanno confessato ma avrebbero fatto alcune ammissioni. Alla base dell'omicidio ci sarebbe un movente passionale

Donna scomparsa a Padova, tre fermi: anche l'ex fidanzato che l'ha vista per ultimo

Tre persone sono state fermate con l'accusa di omicidio premeditato in concorso per la scomparsa di Isabella Noventadi cui si sono perse le tracce a metà gennaio. La donna, 55enne di Albignasego (Padova), secondo gli inquirenti sarebbe stata uccisa. I fermati sono l'amico ed ex fidanzato Freddy Sorgato, la sorella di quest'ultimo, Debora, e l'amica tabaccaia di Isabella, Manuela Cacco. Il movente sarebbe di natura passionale.

Una delle due donne fermate, Manuela Cacco, era legata sentimentalmente a FreddySorgato, come detto ex fidanzato di Isabella. Ora le indagini si concentrano sulla ricerca del corpo, che non è ancora stato trovato. 

Sorgato, 45enne maestro di ballo, sarebbe stato l'ultimo a vedere la donna prima della scomparsa. 

I tre, sottoposti a lunghi interrogatori in Questura a Padova, non hanno rilasciato una vera e propria confessione ma, secondo fonti qualificate, hanno fatto delle ammissioniche hanno confermato le ipotesi investigative. 

In particolare, c'è stata la conferma che la donna col piumino bianco ripresa dalle telecamere di sicurezza in Piazza dei Signori la sera stessa della scomparsa, il 15 gennaio scorso, non fosse Isabella ma una sua controfigura, ossia una delle due donne fermate.

Movente passionale - Alla base dell'omicidio ci sarebbe un movente passionale. Lo si apprende da fonti vicine all'inchiesta. 


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martedì 16 febbraio 2016

Salerno, ragazzo accoltellato a scuola: arrestato compagno di classe

E' accaduto in un corridoio dell'istituto "Genovesi - da Vinci". Il giovane è stato sottoposto a intervento chirurgico ed è in prognosi riservata

Salerno, ragazzo accoltellato a scuola: arrestato compagno di classe

Uno studente di 15 anni è stato colpito con un coltello al collo e all'addome da un compagno di classe, più grande di lui di un anno, durante un litigio nell'istituto "Genovesi - da Vinci", a Salerno. Il giovane è stato portato in ospedale e sottoposto a un intervento chirurgico. Il ferimento è avvenuto in un corridoio dell'istituto. L'aggressore, un ragazzo di 16 anni, è stato arrestato per tentato omicidio.

La lite scoppiata per un ombrello - Secondo quanto raccolto finora dagli investigatori, i due avrebbero cominciato a litigare per una questione legata a un ombrello caduto a terra. Alla scena hanno assistito alcuni studenti e insegnanti. L'aggressore fa parte di un nucleo familiare difficile e il padre si trova in carcere da una settimana arrestato nell'ambito di una operazione condotta dagli agenti della Squadra Mobile della Questura e riguardante un traffico di droga.

I due contendenti si sono affrontati prima verbalmente in aula poi, una volta in corridoio, uno dei due ha estratto un coltello di piccole dimensioni e l'ha scagliato contro il coetaneo all'altezza della giugulare. Il giovane è stato poi trasportato in ambulanza presso l'ospedale Ruggi d'Aragona. Il coltello, lanciato da un balcone subito dopo il ferimento, è stato recuperato dalla polizia. 

Il preside: "Vero e proprio atto delinquenziale" - "Non si può parlare di bullismo, ma di un vero e proprio atto delinquenziale. La scuola prenderà ovviamente provvedimenti". Il presidente dell'Istituto Genovesi di Salerno, Nicola Annunziata, ha commenta così quanto accaduto all'interno della scuola. "Non si tratta comunque di un fatto scolastico ma di un crimine a tutti gli effetti", ha sottolineato.


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Roma, giallo sulla cattura dei due evasi dal carcere di Rebibbia

Ciobanu e Diaconescu erano riusciti ad evadere segando le sbarre di una finestra, per poi calarsi con delle lenzuola usate come fune. La notizia della loro cattura data da un sindacato di polizia penitenziaria, poi la smentita. 

Roma, giallo sulla cattura dei due evasi dal carcere di Rebibbia

E' giallo sulla cattura di Catalin Ciobanu, 36 anni, e Florin Mihai Diaconescu, 28, i due detenuti evasi domenica dal carcere romano di Rebibbia. Smentita al momento la notizia del loro rintracciamento a Tivoli. Ciobanu e Diaconescu erano riusciti ad evadere segando le sbarre di una finestra, per poi scavalcare il muro di cinta calandosi con delle lenzuola usate come fune.

La caccia ai due fuggitivi è stata organizzata su larga scala, con dispiegamento di forze a Roma, provincia e Centro Italia. Ulteriori controlli sono stati predisposti anche alle frontiere. Secondo il sindacato di polizia penitenziaria Fns Cisl Lazio i due fuggitivi erano stati rintracciati in un appartamento a Tivoli. Ma in un secondo tempo la notizia è stata smentita dai carabinieri.

Anche in procura l'informazione della loro cattura non ha trovato riscontri. Successivamente anche la stessa Fns Cisl, attraverso il segretario generale aggiunto Massimo Costantino, ha fatto marcia indietro, smentendo in un altro comunicato che i due fossero stati acciuffati. 

"Consegnatevi all'autorità giudiziaria e ponete fine alla vostra fuga" era stato l'appello lanciato dai legali dei due fuggitivi.


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