mercoledì 4 novembre 2015

Vatileaks 2, i vescovi in business class. I poveri? Dai prelati nemmeno un euro

Dal libro "Avarizia" ritratto impietoso dei conti della Santa Sede 

Vatileaks 2, i vescovi in business class I poveri? Dai prelati nemmeno un euro

Mentre nell'aria ci sono voci di nuovi indagati in arrivo, cresce l'indignazione per le rivelazioni di "Avarizia", il libro di Emanuele Fittipaldi sulle spese del Vaticano. Per un Papa che ha scelto il nome del Santo dei poveri, ci sono vescovi (con abiti su misura) che viaggiano sempre e solo in business class, che "affittano case da 2900 euro al mese" e ne spendono 4600 per un sottolavello. I più deboli? Possono aspettare: nel 2013-14 "il fondo per i poveri a disposizione della Commissione cardinalizia non ha scucito un soldo bucato, nonostante un saldo in attivo di 425mila euro".

Insomma, soldi, immobili, sprechi ma anche "affari sporchi e privilegi". 
Le spese pazze della segreteria dell'Economia. "A gennaio del 2015 - si legge in "Avarizia" - qualcuno ha inviato al Papa tutte le voci di spesa della neonata segreteria per l'Economia, che Bergoglio aveva affidato qualche mese prima a George Pell, il cardinale chiamato dall'Australia per raddrizzare usi e abitudini nefaste della curia che ha spadroneggiato durante l'era di Benedetto XVI". Ebbene, in sei mesi, da luglio 2014 a gennaio 2015, l'uomo del "rigore" avrebbe speso 501mila euro, 70mila al mese per mantenere se stesso e un ufficio di appena tre persone. 

I voli in business class. Per i cardinali biglietti solo in business class, anche se per quella data e per quella tratta ci sono tariffe low cost. Non se ne parla: per andare da Roma a Londra 1.103 euro di biglietto, 1.150 per Dresda, 1.238 per Monaco. E ancora: 2.508 euro di vestiti su misura, 7.292 euro per la tappezzeria, 47mila euro per mobili pregiati. Tutto nell'arco dei sei mesi esaminati da Fattipaldi. 

I fondi per la carità che restano nella casse dello Ior. "Lo Ior gestisce anche quattro fondi di carità - si scrive Fittipaldi -. Incrociando le tabelle i preti non sembrano essersi svenati per i meschini e i disgraziati: nel 2013 e nel 2014 il fondo a disposizione della Commissione cardinalizia guidata dal cardinal Santos Abril y Castello non ha scucito un soldo bucato, nonostante un saldo in attivo di 425 mila euro". "Il Fondo per opere missionarie ha in pancia 139 mila euro, somma costituita soprattutto da donazioni interne, ma negli ultimi due anni ha 'elargito per opere missionarie' solo 17 mila euro". "Anche il fondo nato per finanziare le 'Sante Messe', seppur più cospicuo (ha un saldo arrivato a 2,7 milioni di euro) ha preferito tenere i denari in saccoccia: nel 2014 sono stati girati ai sacerdoti di tutto il mondo la minuscola cifra di 35 mila euro".

L'attico "regalato" a Bertone. Il cardinal Tarcisio Bertone risiede in una super residenza ai piedi della cupola di San Pietro, già oggetto di polemica. Per molti sono 700 metri quadrati di casa, per il proprietario ne sono la metà, ma quello che emerge dal libro di Fittipaldi, è che l'onerosa ristrutturazione dell'alloggio, circa 200mila euro, sarebbe stata pagata dalla Fondazione Bambino Gesù, che si occupa di bimbi malati. 

Le merci fantasma nei negozi del Vaticano. All'ingente patrimonio immobiliare (da Roma a Parigi Fattipaldi stima circa 4 miliardi di proprietà), va aggiunto quello commerciale. Stavolta è il libro di NuzziVia Crucis, a svelarci qualcos'altro. Il Vaticano gestisce un supermaket, sette distributori di benzina di cui due di proprietà, un negozio di abbigliamento, una profumeria, una tabaccheria e un negozio di elettronica di consumo. Insomma, un piccolo centro commerciale dal quale però non si registrano nè gli acquisti nè le vendite. "Negli ultimi due anni - scrive Nuzzi - sono state fatte perdite per 1,6 milioni di euro". E l'ipotesi preoccupante è che "queste merci fantasma in realtà non siano state mai esistite, ma semplicemente caricate sulla carta per giustificare uscite di denaro destinate ad altro". 

Lo sfogo del Papa: "Costi fuori controllo". In Via Crucis una delle parti più rilevanti, come rivela Gian Antonio Stella sul Corsera  sono le "registrazioni" di quanto detto da Papa Francesco, il 3 luglio 2013, avvisato da una lettera della "quasi totale assenza di trasparenza nei bilanci sia della Santa Sede sia del Governatorato". Per 16 minuti, in quella riunione a porte chiuse convocata per discutere il bilancio, Francesco dice la sua: "Bisogna chiarire meglio le finanze della Santa Sede e renderle più trasparenti". "Senza esagerare - lo sfogo di Papa Francesco - possiamo dire che buona parte dei costi sono fuori controllo". I contratti vanno studiati perché si sa, "hanno tante trappole, no?". E vanno scelti bene i fornitori: "I nostri devono essere sempre aziende che garantiscono onesta' e che propongono il giusto prezzo di mercato, sia per i prodotti sia per i servizi. E alcuni non garantiscono questo".


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