mercoledì 17 dicembre 2014

Yara, il furgone di Bossetti lasciò Brembate appena la ragazza uscì dalla palestra

Nella relazione dei carabinieri del Racis le prove che l’uomo era a Brembate. Il suo mezzo individuato grazie a un catarifrangente non di serie montato sul retro

Non solo le telecamere di Brembate riprendono l’Iveco furgonato di Massimo Bossetti mentre gira intorno all’abitazione di Yara Gambirasio in via Rampinelli per circa un’ora la sera del 26 novembre 2010, ma addirittura ne registrano l’allontanamento appena dopo l’uscita della bambina dalla palestra.  
Sono le ultime risultanze investigative che aggravano il quadro indiziario attorno al carpentiere di Mapello accusato di aver ucciso la giovane ginnasta per motivi sessuali. Quel giorno infatti, contrariamente a quanto affermato nei suoi interrogatori, Bossetti non aveva alcun motivo di trovarsi a Brembate perché non era andato a lavorare nel cantiere del cognato, da cui si era allontanato alle due del pomeriggio. 

I controlli effettuati subito dopo la sparizione della ragazzina consentono di affermare che le tracce di Yara si perdono alle 18,47 quando riceve un sms da una sua amica al quale non risponde. In quel momento il suo cellulare aggancia la stessa cella agganciata dal telefonino di Bossetti circa un’ora prima, alle 17,45. Le verifiche stabiliscono che l’uomo parlava con il cognato, lui aggiunge che l’ha fatto mentre stava tornando a casa. Ma questa volta a smentire la sua versione sono i filmati registrati da più postazioni che dimostrano come in realtà il muratore rimase nella zona fino all’uscita di Yara dalla palestra, intorno alle 18,45.  

La relazione dei carabinieri del Racis guidati dal generale Pasquale Angelosanto è di fatto terminata. E fornisce elementi precisi sul tragitto di quel furgone, individuato grazie a un particolare accessorio: un catarifrangente non di serie che Bossetti aveva montato sul retro del mezzo. Il primo passaggio viene «registrato» dalla telecamera piazzata su una banca proprio all’angolo con via Rampinelli. Alle 18,01 lo inquadra poi quella che si trova sul pilone del distributore di benzina a pochi metri dalla palestra. Ma non è finita: mezz’ora dopo è ancora lì, ripreso dalla telecamera di una società privata che ha la sede di fronte al centro sportivo. 

Quanto basta per rafforzare la convinzione degli investigatori che stesse aspettando proprio la ragazzina, che - come sarebbe accaduto anche nei giorni precedenti - l’abbia pedinata, controllata, forse addirittura avvicinata prima di decidere di farla salire sul furgone e portarla verso il campo di Chignolo d’Isola, dove il suo corpo straziato è stato ritrovato tre mesi dopo, il 26 febbraio 2011. Sono le testimonianze di commercianti e residenti della zona, incrociate con il tracciato dal suo telefonino, a dimostrare come il muratore fosse spesso nei pressi del centro sportivo frequentato da Yara.  
«Andavo da mio fratello e dal commercialista», si è difeso Bossetti. Ma le verifiche compiute dagli investigatori hanno stabilito che le «visite» erano rare e saltuarie, mentre la sua presenza nella zona risulta costante, soprattutto nelle settimane precedenti la sparizione della ragazzina. 

Ma la novità adesso è che esiste coincidenza tra l’uscita di Yara dalla palestra e l’allontanamento subito dopo del furgone di Bossetti. Da quel momento infatti, le telecamere di Brembate non lo registrano più. A questo punto non rimane che aspettare la decisione della Cassazione sul ricorso presentato dall’avvocato contro la decisione del tribunale del riesame di non concedere la scarcerazione né i domiciliari al muratore. Dopodiché, una volta che le perizie saranno ufficialmente depositate, il pm potrà procedere con una richiesta di giudizio immediato.  

Fonte: lastampa.it

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